lunedì 20 dicembre 2010

Salvaguardare il lavoro di tutti

E’ scoppiata invece una guerra fra categorie.
Queste dovrebbero invece formulare un patto per salvaguardare il lavoro.





San Marino 20 dicembre 2010/1710 d.F.R.

La notizia che, il nostro Paese sta raggiungendo quota mille disoccupati, dovrebbe essere stata occasione e motivo di grande riflessione.
Avrebbe dovuto far riflettere perché questa è la punta dell’iceberg ed investe il mondo del lavoro nel suo complesso.
Non solo quello di lavoro dipendente.
Anche di quello autonomo, che è pur sempre lavoro, anzi con sempre maggior oneri e senza più onori.
I lavoratori autonomi ed i piccolissimi imprenditori, soprattutto i giovani e le donne, si trovano in difficoltà, senza aiuti ed incentivi.
E’ scoppiata invece una guerra fra categorie.
Queste dovrebbero invece formulare un patto per salvaguardare il lavoro.
Invece litigano sull’equità fiscale, su chi deve pagare il conto per rimpinguare le casse dello Stato, su chi possa avere maggior peso politico.
Categorie a proposito delle quali talvolta viene da chiedersi quale senso abbiano ancora: pensionati che non sono pensionati, dipendenti che hanno il doppio lavoro, dipendenti che esercitano anche la libera professione, imprenditori che si assumono come dipendenti, frontalieri che usufruiscono di ammortizzatori in entrambi i Paesi.
La casistica è ampia.
Mentre il nostro mercato del lavoro e l’accesso alle professioni sono ancora governati da meccanismi rigidi e leggi oramai superate, non conformi al tempo che viviamo.
I risultati?
Giovani e donne, assidui frequentatori delle liste di collocamento e liberi professionisti e micro imprenditori che subiscono la concorrenza sleale di società di comodo.
Nell’universo del lavoro esistono orami due mondi: quello del pubblico e quello del privato.
Non è colpa di nessuno (o forse a dire il vero di qualcuno lo è) ma se ne deve prendere atto.
In uno il posto di lavoro, la retribuzione e le indennità sono garantite a vita mentre nell’altro mondo, è un vivere alla giornata fatte salve poche e rare eccezioni.
Il legittimo sciopero di protesta di martedì scorso sul Pianello ne è la testimonianza.
I dipendenti nel privato sono più preoccupati a salvaguardare il proprio posto di lavoro che a fare rivendicazioni salariali.
E’ oramai improcrastinabile il fatto che debba essere fatto un patto nel Paese tra Organizzazioni Sindacali, Associazioni di Categoria e Governo, per salvaguardare innanzitutto il lavoro. Tutto il lavoro perché non vi sono cittadini e lavoratori di serie A o di serie B.

Alberto Chezzi

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Nel riquadro: “PUNTOCROCE” – 2002 – Ciaccaezetazetai – olio su iuta – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation






















lunedì 13 dicembre 2010

Le cose non dette

Ma se tutto brucia, come dice un grande saggio, una volta spenti i fuochi “le ceneri sono un ottimo fertilizzante”.







San Marino 13 dicembre 2010/1710 d.f.R.


La situazione finanziaria del nostro Paese inizia a essere preoccupante.

Il deficit di bilancio del 2010 è di 70 milioni di euro circa che sommato ai 40 milioni del 2009 ha già esaurito abbondantemente gli avanzi degli esercizi precedenti.

I provvedimenti contenuti nella finanziaria in discussione in Consiglio Grande e Generale testimoniano come le casse dello Stato siano esauste e prossime all’esaurimento.

Eppure, questa è una finanziaria che non ha il coraggio di affrontare i problemi principali della nostra Repubblica.

Sono più le cose non dette che dette.

Non vi sono indicazioni per un rilancio e un nuovo disegno del nostro sistema Paese.

Non si dice al Paese che non possiamo più permetterci il tenore di vita che abbiamo avuto fino ad ora.

Non si dice al Paese che non possiamo indebitarci ulteriormente, scaricando i costi sul futuro, per mantenere i livelli del presente.

Alla fine si arriva al collasso.

Anche la disoccupazione inizia a raggiungere preoccupanti livelli di guardia.

Non si prende atto che il sistema non è più in grado di supportare una Pubblica Amministrazione che è talmente “gonfiata” da non aver eguali al mondo.

Servono in questo momento scelte forti.

Una riforma fiscale che semplifichi gli adempimenti con la possibilità di poter accertare e tassare tutti i redditi.

Una riforma che introduca l’IVA intesa non solo come nuova fonte di entrate ma anche per portarci veramente in Europa.

Ma soprattutto un ridimensionamento della spesa pubblica, con particolare riferimento alla spesa corrente.

Non ha più ragion d’essere un apparato burocratico che ha funto fino ad oggi principalmente da ammortizzatore sociale.

Va ridimensionato, modernizzato e reso efficiente introducendo meccanismo di meritocrazia e responsabilità.

Lo si potrà fare solo privatizzando parte dei servizi forniti ai cittadini.

Tagliare gli sprechi e le spese inutili dovrà essere la parola d’ordine.

E’ il momento che tutti, politica, forze economiche, sindacali e sociali si assumano le responsabilità.

e gli oneri per superare questa fase di grande trasformazione.

Le scelte difficili sono sempre impopolari, e già ora che queste non sono ancora state fatte, si hanno invece i primi segnali di guerra con i primi focolai accesi.

Ma se tutto brucia, come dice un grande saggio, una volta spenti i fuochi “le ceneri sono un ottimo fertilizzante”.


Alberto Rino Chezzi


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Nel riquadro: “IL BILANCIO D’ESERCIZIO” – 2001 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 6 dicembre 2010

Speriamo in bene

Chi ha guidato il Paese negli ultimi vent’anni non ha la minima intenzione di cedere il passo a nuove idee e nuove figure politiche. Il futuro della Repubblica non può però essere nel termovalorizzatore.



San Marino 6 dicembre 2010/1710 d.F.R.


La relazione del Presidente Paolo Rondelli, in occasione dell’Assemblea Generale degli Industriali del 1° dicembre, è stato un discorso di grande coraggio e chiarezza.

E’ stato lanciato al Paese ed agli imprenditori un forte appello all’unità di intenti in un grande progetto per il Paese ed un messaggio di fiducia per il futuro.

Alla politica, che era presente in massa, non è stato risparmiato nulla, eppure gli è stata tesa la mano invitando i propri associati ad assumersi una responsabilità diretta e a dare il proprio contributo all’interno dei singoli partiti.

L’immobilismo di parte della politica è palpabile e la mancanza di un’idea di sviluppo per il Paese altrettanto.

Eppure nonostante tutto la politica preferisce “piantare” la propria azione in inutili ed includenti congressi ed in feroci scontri interni per il potere.

Il tutto bloccando nei singoli partiti, sia di maggioranza che di opposizione, il processo di rinnovamento interno ed emarginando i giovani e chi non ha mai avuto responsabilità di governo.

Chi ha guidato il Paese negli ultimi vent’anni non ha la minima intenzione di cedere il passo a nuove idee e nuove figure politiche.

Il futuro della Repubblica non può però essere nel termovalorizzatore.

Anche alle Organizzazione Sindacali è stata fatta una grande apertura in termini di sviluppo di nuove relazioni sindacali a difesa soprattutto del lavoro.

Riconoscendo in maniera molto democratica anche chi come l’USL è stato combattuto a suon di carte bollate dalle stesse componenti della CSU.

Eppure nonostante tutto le stesse organizzazioni sindacali sono avvitate su se stesse nel difendere non il lavoro ma i diritti acquisiti.

Ma se non c’è più lavoro quali diritti potranno mai difendere?

Non potremo andare a lavorare tutti nella Pubblica Amministrazione.

I Sindacati, quelli ancorati a vecchie ideologie, sono ancora a presentare piattaforme rivendicative che molto somigliano ai piani quinquennali di brezneviana memoria.

Non vi è la minima intenzione di cambiare, di stabilire con le associazioni di categoria imprenditoriali, un grande patto per difendere il lavoro.

Anzi i sindacati sembrano più intenzionati a fomentare un forte scontro sociale chiamandosi fuori nel pagare il conto della crisi.

Infine è stato toccato il vero nodo centrale del Paese, quello di una riforma e di uno snellimento della Pubblica Amministrazione.

Il Paese non è più in grado di sostenerne i costi.

In tutti paesi europei si procede ad una drastica riduzione della pubblica amministrazione.

Lo potremo fare anche noi solo privatizzando una serie di servizi non strategici.

Diversamente la lobby del pubblico impiego è troppo forte in Consiglio Grande e Generale ed una riforma della PA non potrà che generare un topolino.

Gli imprenditori sono quindi pronti a rimboccarsi le maniche, anche se le reazioni all’Assemblea dell’ANIS sono state pressoché inesistenti.

Speriamo che i Segretari di Stato, non compromessi con la vecchia guardia e che rappresentano in definitiva il nuovo insieme ai tutti i Consiglieri di buona volontà siano in grado di esprimere un’azione di governo e politica di grande rinnovamento nel Paese.

Speriamo che le organizzazioni sindacali e imprenditoriali siano in grado di dar vita ad un forte patto per la salvaguardia del lavoro. Speriamo in bene.


Alberto Rino Chezzi


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Nel riquadro: “IL MONTE TITANO” – 1996 – Ciaccaezetazetai – litografia – cm 32 x 47 – courtesy of Ec Foundation

domenica 28 novembre 2010

Quale politica?

La nostra unica grande e incommensurabile ricchezza è la libertà e l’autonomia di cui godiamo che da sempre ha permeato la nostra storia.







San Marino 29 novembre 2010/1710 d.F.R.


La politica, intesa come arte di governare gli stati o la cosa pubblica, sembra essersi per il nostro Paese persa per strada.

Pur essendo in vigore una legge elettorale che per il momento garantisce un minimo di stabilità, non si intravedono idee chiare in chi guida il Paese.

Lo testimonia la legge finanziaria all’esame del Consiglio Grande e Generale: un tentativo in extremis mal riuscito di reperire risorse finanziare per ridurre il deficit di bilancio. Nella speranza poi che non vengano introdotti vergognosi condoni fiscali o edilizi.

E’ arrivato il momento per chi ha la responsabilità politica, non solo di governare ma anche di fare opposizione, di definire chiaramente quel’è il futuro che ha disegnato per San Marino e che strada intende percorre per portarlo a compimento.

Tenendo conto dei limiti oggettivi nei quali ci troviamo ad operare: di territorio, di popolazione ed oggettivamente di sistema.

La nostra unica grande e incommensurabile ricchezza è la libertà e l’autonomia di cui godiamo che da sempre ha permeato la nostra storia.

Se è la libertà e l’autonomia che vogliamo salvaguardare per mantenere le nostre peculiarità e per sedere alla pari con tutti gli altri Stati del mondo, sono già chiare le scelte da fare sia di politica interna che estera.

L’adozione di codici e comportamenti etici nel mondo della politica, della finanza e della società civile. Il ritorno dei concorsi per accedere alla pubblica amministrazione ed alle cariche pubbliche. L’eliminazione di tutti i privilegi che in questi anni si sono prodotti. Ma soprattutto la creazione delle condizioni affinché il nostro Paese possa essere veramente definito come la terra della libertà. Libertà di poter scegliere i metodi educativi dei propri figli, di poter scegliere tra pubblico e privato lo stesso servizio, libertà di poter assumere una persona in base al merito ed alle competenze, libertà di farsi rappresentare da un sindacato piuttosto che un’altro.

Infine in politica estera aderire all’Unione Europea, sarebbe come delegare tutta una serie di prerogative interne sulle quali non avremo più voce in capitolo. I vincoli sarebbero notevoli in termini di sovranità. Ed i vantaggi ancora nessuno li ha spiegati.


Alberto Rino Chezzi


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Nel riquadro: “RSM” – 2003 – Ciaccaezetazetai – olio su tela /jeans – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

giovedì 18 novembre 2010

Sacrifici sì ma per tutti

Si deve assolutamente evitare di penalizzare le imprese, che già soffrono per problemi congiunturali e per le disposizioni fiscali emesse dall’Italia






San Marino 18 novembre 2010/1710 d.F.R.


Le ventilate ipotesi di correttivi fiscali di fine anno per recuperare risorse alle esigue ed esauste casse dello Stato non fanno che preoccupare seriamente tutti gli operatori del comparto privato.

Le imprese saranno le più penalizzate con una serie di addizionali straordinarie che non potranno che essere una soluzione tampone e non una risposta strutturale al deficit della Repubblica.

Provvedimenti che a breve diventeranno una certezza, ma che non vanno incontro alle necessità del Paese ed a un’equa ripartizione dei sacrifici.

Si deve assolutamente evitare di penalizzare le imprese, che già soffrono per problemi congiunturali e per le disposizioni fiscali emesse dall’Italia.

Il nostro welfare si sorregge in maggior parte dai prelievi sulla ricchezza da queste prodotte.

Si dovrebbe cercare piuttosto di creare le condizioni per attirare imprenditori che investano in occupazione e strutture, così come hanno già fatto Svizzera, Slovenia e Trentino Alto Adige.

Agevolazioni fiscali invece di addizionali a patto che si assuma, si investa e che si produca vera ricchezza.

D’altro canto, uno dei modi per recuperare risorse finanziarie è quello di risparmiare.

Non è più giustificabile una macchina dello Stato così elefantiaca.

E’ arrivato il momento di pensare velocemente ad una sua razionalizzazione, sburocratizzazione e significativo ridimensionamento recuperando nel contempo efficienza.

E’ improrogabile una sua riforma reintroducendo i concorsi, riequilibrando retribuzioni e riducendo o eliminando indennità che non hanno più ragione di essere.

Infine relativamente alle imposte è arrivato il momento che incomincino a pagarle tutti, con un carico fiscale equo legato al reddito ma anche al patrimonio.

Gli speculatori immobiliari in primis, le imprese, i lavoratori autonomi ma anche i lavoratori dipendenti che, a parità di reddito, hanno un carico fiscale più basso rispetto alle altre categorie di contribuenti.

Sacrifici sì, ma per tutti.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “5TC - CINQUE TASCHE CLASSICO” – 2002 – Ciaccaezetazetai – olio su tela /jeans – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation


lunedì 15 novembre 2010

Discorso ai sammarinesi (come dovrebbe essere e così non è)

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.





San Marino 15 novembre 2010/1710 d.F.R.


Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui a San Marino noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro
dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui a San Marino noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino sammarinese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui a San Marino noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui a San Marino noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui a San Marino siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che San Marino è la scuola del mondo e che ogni sammarinese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso,la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra repubblica è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui a San Marino noi facciamo così.

Libero adattamento dal “Discorso agli Ateniesi” (Pericle 461 a.c.)


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “LIBERTAS PERPETUA” – 1998 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 50 x 70 – courtesy of Ec Foundation

domenica 7 novembre 2010

Sul rinnovamento

Il Rinnovamento dovrebbe essere un processo naturale e spontaneo.

Ma la realtà del nostro attuale sistema politico non sembra per il momento attivare autonomamente questo processo.



San Marino 8 novembre 2010/1710 d.F.R.


In tutte le crisi di sistema, è di fondamentale importanza la risposta dello stesso in termini di rinnovamento.

Risposta questa che nel nostro Paese, di fronte alla profonda crisi di sistema che stiamo vivendo, non è ancora avvenuta.

Un rinnovamento che và armonizzato e distribuito in tutte le componenti della società.

Nella vita politica, che ha la necessità di rinnovare non solo gli uomini, ma anche e soprattutto le idee.

Il Rinnovamento dovrebbe essere un processo naturale e spontaneo.

Ma la realtà del nostro attuale sistema politico non sembra per il momento attivare autonomamente questo processo.

L’unica speranza sembra quella di imporre tale ricambio, ponendo un limite temporale agli incarichi sia di Consigliere che di Segretario di Stato con una pausa forzosa.

Anche il comparto economico finanziario ha una forte necessità di rinnovamento.

Non ha più senso pensare ad associazioni di categoria e sindacali inchiodate a vecchi schemi e gestite sempre dalle stesse persone.

Modificare i meccanismi di accesso al mondo del lavoro con il superamento del principio dell’erga omnes ed una vera riforma della Pubblica Amministrazione, snella e funzionale al sistema Paese. Favorire la microimpresa, quella legata al territorio.

Il sistema bancario e finanziario è ancora legato alle strategie di sviluppo pensate negli anni facili. Deve essere velocemente ripensato, non chiudendosi a riccio ma favorendo l’accesso ad operatori provenienti da altri Paesi, istituendo un proprio sistema di pagamenti e garantendo al sistema l’accesso al credito, anche con politiche di microcredito.

Nella società civile, vi sono istanze forti per sostituire il dio denaro con quello della solidarietà, della comunità e del volontariato risvegliando le coscienze dei cittadini.

Rinnovamento che deve essere necessariamente accompagnato da una buona dose di trasparenza, dalla quale oggi non si può più trascendere.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “SAMUELA CON CIOCCO” – 1998 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 50 x 60 – courtesy of Ec Foundation
















domenica 24 ottobre 2010

Bruciamo le navi


Ma se qualcosa deve essere cambiato è soprattutto l’atteggiamento di rinuncia e di rassegnazione. Il Paese non può continuare a vivere nell’incertezza.


San Marino 25 ottobre 2010/1710 d.F.R.


L’ordine del giorno del 1° giugno 2010, approvato dal Consiglio Grande e Generale all’unanimità, in cui si dava mandato al Governo di concludere la trattativa con l’Italia, non sembra aver sortito alcun effetto.

Da quel giorno si sono succeduti diversi accadimenti sia dal punto di vista fiscale che finanziario bancario che penalizzano in maniera significativa il nostro sistema e tutti coloro che hanno rapporti con San Marino.

Siamo destinati sicuramente all’inserimento all’interno di tutte le “black list” con il preludio al non inserimento nella “white list”, di futura emanazione, unica lista nella quale è nostro vitale interesse esserci.

Dal punto di vista politico, l’unico risultato ottenuto è stata la seconda sessione congiunta delle Commissioni Esteri, tenutasi a Palazzo Montecitorio il 22 settembre 2010.

Una parvenza di tavolo tecnico sempre nel mese di settembre.

Poi il nulla.

Il silenzio assoluto.

Anche da parte di chi ha la responsabilità politica in San Marino, il quale è purtroppo rimasto con il cerino acceso in mano.

E’ chiaro oramai a tutti che è una situazione, quella dell’azzeramento dei rapporti con l’Italia, che l’attuale compagine governativa non riesce più a gestire.

Ecco allora che si fanno avanti ipotesi di “governi tecnici” o delle cosi dette “unità di crisi”.

Potrebbero essere entrambe una soluzione.

Ma se qualcosa deve essere cambiato è soprattutto l’atteggiamento di rinuncia e di rassegnazione.

Il Paese non può continuare a vivere nell’incertezza.

Si incominci a valutare la possibilità di fare leggi nell’interesse del sistema Paese e non per compiacere i nostri vicini.

Ma in maniera netta, senza prender in giro nessuno.

Se si abolisce l’anonimato societario lo si faccia fino in fondo ad esempio.

A volte quando si fanno delle scelte però è necessario non poter tornare indietro, tagliare con il passato, un po’ come Hernán Cortés che, appena sbarcato nelle Americhe diede ordine di bruciare le navi, conquistando con un pugno di uomini il regno Azteco.


Alberto Chezzi


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Nota tecnica su black list per San Marino

Si riceve e si pubblica

San Marino ottobre 2010/1710 d.F.R.

Sto notando da tempo che i media sia locali che nazionali italiani riportano notizie imprecise e fuorvianti, soprattutto con riferimento alla collocazione della nostra Repubblica nel complesso panorama delle black/white lists elaborate dalla normativa italiana in materia fiscale e antiriciclaggio. Si può tranquillamente dire che la stampa parlando di black lists, materia alquanto complessa anche per gli specialisti del settore, non si fa scrupoli a fare di tutta l’erba un fascio! Mi rendo conto che l’allarme generale scattato da tempo a San Marino funzioni da catalizzatore di negatività non appena si presenti alla porta qualsiasi notizia che riguardi San Marino. La circolare n. 53/E di recentissima emanazione da parte dell’Agenzia delle Entrate italiana e relativa all’obbligo di comunicazione da parte degli operatori italiani delle operazioni con Paesi black list, conferma sicuramente la consueta attenzione su San Marino, gettando ulteriore benzina sul fuoco del terrorismo psicologico alimentato dalle testate italiane e ripreso dai media locali. Visto quello che si sta leggendo sulla stampa è, quindi, opportuno precisare che trattandosi di un documento di prassi, emanato al fine di fornire chiarimenti applicativi circa il nuovo adempimento previsto dal D.L. 40/2010, la circolare 53/E del 2010 non ha introdotto niente di nuovo di carattere sostanziale rispetto a quello che già si sapeva, confermando solamente la corretta interpretazione delle norme.Premesso questo, mi pare di poter dire con assoluta serenità che le interpretazioni autorevoli, ma poco strettamente tecniche, provenienti dall’esterno che hanno portato a sostenere che anche le operazioni effettuate da operatori italiani con commissionarie costituite in Italia (come soggetti giuridici italiani autonomi) da soggetti sammarinesi debbano essere oggetto della comunicazione prevista dal D.L. 40/2010, sono del tutto prive di ogni fondamento normativo.Queste interpretazioni non trovano peraltro supporto neppure in nessuno dei chiarimenti forniti dall’Agenzia con la circolare 53/E. A me pare, pertanto, condividendo la logica conclusione cui siamo giunti ieri nel corso di un convegno interno dell’ordine dei commercialisti coordinato dalla dr.ssa Monica Zafferani, che le commissionarie costituite in Italia da soggetti sammarinesi non siano assolutamente interessate dall’obbligo di segnalazioni telematiche da parte degli operatori italiani, proprio in quanto soggetti italiani completamente autonomi rispetto a San Marino.Anzi a noi pare già una forzatura l’esplicita estensione, da parte della circolare, dell’obbligo stesso alle operazioni fatte da operatori economici italiani con stabili organizzazioni in Italia di soggetti sammarinesi! Insomma occorrerebbe, secondo noi, una modifica della legge per arrivare a tanto- Per quanto riguarda le black list ancora in uso in Italia (in attesa di pubblicazione di una white list) ai fini delle CFC e dei costi indeducibili provenienti dai paradisi fiscali, di cui si parla tanto ultimamente a seguito dell’emanazione di un’altra circolare dell’Agenzia delle Entrate (la 51/E), è necessario precisare che San Marino non è tra i Paesi elencati in queste black list.San Marino è incluso solo nella c.d. black list relativa alla residenza delle persone fisiche.Quanto alla super black list di recente emanazione tanto citata ultimamente dalla stampa, bisogna precisare che si tratta di una black list ai fini antiriciclaggio e quindi riguarda il sistema finanziario ed i trust, non tutte le società: tuttavia ci rendiamo conto che per le nostre banche e finanziarie sorgerebbero grossi problemi operativi verso l’Italia; insomma comunque un bel guaio! Invece io sarei molto più attento alla prossima WHITE LIST che dovrebbe essere pubblicata (non si ancora quando) dal Ministero delle Finanze italiano: essere fuori da quella sarebbe il nostro vero disastro, perché trattandosi una lista a carattere fiscale avrebbe un effetto devastante sul Sistema San Marino: è su questa che il nostro Governo deve lavorare e portare a casa l’inserimento nella white list, altrimenti potremmo parlare veramente di San Marino come Paradiso Fiscale e quindi come di un malato terminale- Non oso, anzi non voglio neppure immaginare una fine del genere per il nostro Paese….

Marino Albani

Presidente Ordine Dottori Commercialisti RSM

lunedì 18 ottobre 2010

Il momento delle scelte

Il muro invisibile che è stato eretto intorno a San Marino è oramai completato. Siamo in attesa di una grazia che non arriverà più. Ecco allora che è arrivato il momento delle scelte.





San Marino, 18 ottobre 2010/1710 dFR


Evitate per il momento le elezioni anticipate, evitata per il momento la tragedia nella tragedia. Le elezioni servono solo ai movimentisti della politica, non al Paese.

Non è necessario buttare oltre due milioni di euro per ritrovarci nuovamente chi ha gestito la politica negli ultimi vent’anni.

Servono invece delle scelte, giuste o sbagliate che siano.

Chi ha il mandato di governare ha la responsabilità politica di indicare al Paese una via.

Non è più accettabile una politica di rimessa ed attendista. Dobbiamo prendere atto che l’Italia, il nostro partner economico, finanziario e culturale più importante, vuole limitare al minimo i rapporti con la nostra realtà.

Non è una politica rivolta contro San Marino.

E’ una politica volta a controllare e blindare la finanza e l’imprenditoria italiana.

Il muro invisibile che è stato eretto intorno a San Marino è oramai completato.

Siamo in attesa di una grazia che non arriverà più.

Ecco allora che è arrivato il momento delle scelte.

Se entrare o no nell’Unione Europea, se fare o no un aeroporto interno al nostro territorio, se utilizzare maggiormente la leva fiscale, se realizzare un casinò oppure se moltiplicare le cliniche.

E’ arrivato il momento di scegliere se aprire o no il nostro sistema all’esterno, se nominare un Presidente di Banca Centrale con piena autonomia anche da Banca d’Italia, oppure se chiuderla.

E’ arrivato il momento di eliminare, se ve ne sono, le mele marce.

E’ arrivato infine il momento di dire al Paese le cose come realmente stanno, ritirando le deleghe in bianco ai Segretari di Stato che se le sono prese e ridando la centralità della politica al Consiglio Grande e Generale.

Accettare in un momento drammatico per il Paese il contributo non solo dell’opposizione ma anche della società civile.

Contribuire e favorire al massimo il rinnovamento della politica, quello del sistema economico e quello culturale del Paese e dei suoi cittadini.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “LUMACA CHE CORRE” – 2008 – Ciaccaezetazetai – olio su denim – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

domenica 10 ottobre 2010

Tre pesi tre misure

Colpire i sistemi finanziari è colpire il cuore dell’economia che ha necessità di capitali per crescere e svilupparsi.








San Marino 11 ottobre 2010/1710 d.F.R.


Il Commissariamento della Cassa di Risparmio di Rimini è stata una profonda ferita inferta al territorio circostante.

E’ l’ultimo attacco alla libertà di San Marino ed alle indipendenze dal centralismo romano che le naturali integrazioni con il territorio circostante si erano prodotte.

Colpire i sistemi finanziari è colpire il cuore dell’economia che ha necessità di capitali per crescere e svilupparsi.

Il disegno politico di “normalizzazione” del sistema San Marino, che in questo unico caso unisce gli intenti del ministro dell’economia Giulio Tremonti ed il governatore di Banca d’Italia Mario Draghi, ha riportato il tessuto economico finanziario del nostro Paese indietro di almeno due decenni.

Come nel caso di DELTA, oramai in liquidazione di fatto, anche CARIM era comunque una realtà solida e produttiva.

Una delle poche realtà indipendenti rimaste nel panorama bancario italiano ad effettivo supporto del territorio locale nel quale opera. .

Forse il destino di CARIM sarà quello di essere preda di qualche grande gruppo bancario italiano per poter fargli così raggiungere la massa critica necessaria per competere in Europa e nel mondo. Dirottando così altrove la ricchezza del circondario ed impoverendo il territorio riminese.

In questa fase di “chi tocca San Marino muore” di azioni mirate a smantellare il nostro sistema non si è assistito però al commissariamento di UNICREDIT che presumibilmente avrà avuto la stessa operatività in San Marino con la sua partecipata.

Troppo grande ed importante.

In un Paese oramai “devitalizzato” sono state poche le voci levatesi a denunciare il duro attacco o a esprimere solidarietà alle istituzioni limitrofe colpite.

Un Paese invece politicamente occupato nei giochi di palazzo e di potere, senza un’azione politica tesa a trovare nuovi supporti o partnership con chi invece rispetta la nostra millenaria tradizione di libertà.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “L’ALBERO DI ALE” – 1998 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 50 x 70 – courtesy EC Foundation

domenica 3 ottobre 2010

Restaurazione

La speranza è che sia adottato quanto prima un progetto di legge che garantisca il ricambio ed il rinnovamento, non solo degli incarichi di governo, ma anche quelli di rappresentanza attiva.



San Marino 4 ottobre 2010/1710 d.F.R.


I sempre più frequenti distinguo nel Patto che sostiene la maggioranza ed il legittimo riaggregarsi di forze politiche teso a far nascere nuovi soggetti in previsione delle future alleanze testimoniano la voglia di cambiamento e rinnovamento.

La conclusione dell’esperienza politica del Patto ed il processo di restaurazione sembra perciò avviarsi a grandi passi verso la sua conclusione.

E’ però questo un copione già visto sia nei soggetti politici che nelle persone che lo promuovono.

La nascita di un centro cattolico liberale ed il riaggregarsi sotto un’unica bandiera dei partiti oggetto della diaspora socialista non sembrano rappresentare però una novità nel panorama della politica sammarinese.

Sarà, di fatto, una riedizione del vecchio binomio democristiano socialista.

Con nessuno chiaramente che ha intenzione di restare all’opposizione.

L’unica via per poter portare a termine la “Restaurazione” è però quello delle elezioni anticipate. Palla da cogliere al balzo fino prima che siano adottati provvedimenti di legge quali quello sulla limitazione temporale degli incarichi nelle Segreterie di Stato.

Palla da cogliere al balzo prima che si trovi la maniera di rompere quel circolo vizioso e di potere che permette agli “oligarchi” della politica di essere perennemente eletti con il massimo consenso.

La speranza è che sia adottato quanto prima un progetto di legge che garantisca il ricambio ed il rinnovamento, non solo degli incarichi di governo, ma anche quelli di rappresentanza attiva.

Questo dal momento che la politica non è stata in grado di rinnovarsi in maniera autonoma.

L’alternativa è che si prosegua nel teatrino della politica di professione, con l’unico obiettivo di conseguire e mantenere il potere per il potere, gestendolo senza tener conto degli interessi della collettività.

Una democrazia che non riesce a rinnovarsi è una democrazia malata.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “VISTAGIARDINO” – 1998 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 50 x 60 – courtesy EC Foundation

domenica 26 settembre 2010

O Roma o morte

Si è dato atto a San Marino che molto sul piano tecnico è già stato affrontato e risolto, invitando i rispettivi Governi a concludere il confronto in tal senso in tempi rapidi tali da non pregiudicare gli interessi economici in gioco.






San Marino, 27 settembre 2010/1710 d.F.R.


Come Giuseppe Garibaldi, al grido di “O Roma o morte” ci siamo lanciati alla conquista di Roma.

Riunione congiunta commissione esteri Italia e San Marino, incontri con capigruppo della Camera dei deputati, incontri politici tra rappresentanti delle diverse forze politiche hanno caratterizzato la settimana appena trascorsa.

E’ stato un appuntamento importante per cercare di riattivare un minimo di relazioni politiche tra i due Paesi, stagnanti oramai da mesi.

Si è dato atto a San Marino che molto sul piano tecnico è già stato affrontato e risolto, invitando i rispettivi Governi a concludere il confronto in tal senso in tempi rapidi tali da non pregiudicare gli interessi economici in gioco.

Conclusioni che testimoniano l’importanza del ruolo dei rispettivi Parlamenti.

Alla cruda realtà ci ha però riportato immediatamente il ministro Giulio Tremonti che ci ha ricordato le troppe banche e finanziarie per una piccola realtà come la nostra ed una Banca Centrale oramai senza Presidente da troppo tempo.

Effettivamente a ben guardare, i “suggerimenti” del superministro dell’economia italiano non sembrano del tutto infondati.

Oramai una profonda ristrutturazione del nostro sistema bancario e finanziario sembra divenuta una necessità ineluttabile, soprattutto a seguito dell’emorragia provocata dallo scudo fiscale.

La raccolta è diminuita di circa un terzo in poco meno di un anno.

E’ un importante ridimensionamento che và governato non solo dai politici ma anche e soprattutto dai tecnici.

Ragion per cui, anche all’interno del Paese, molti si chiedono cosa si aspetti a nominare il nuovo Presidente di Banca Centrale.

A questo si aggiunga che non è stata fatta per nulla chiarezza nell’affaire Cassa di Risparmio – Delta – Sopaf, sulle ingerenze della politica nella vicenda che non si chiuderà certamente con l’individuazione del capro espiatorio in Mario Fantini.

Il Paese ha fatto un grosso sforzo per rinnovarsi ed adeguarsi agli standards della comunità internazionale. Adesso forse è il turno della politica.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “IL FIORE DI LORENA” – 1999 – Ciaccaezetazetai – olio su iuta – cm 100 x 150 – courtesy of EC Foundation

lunedì 20 settembre 2010

Nulla di nuovo sotto il sole

Vi deve essere un coinvolgimento forte del Consiglio Grande e Generale sui grandi temi della politica estera e di quella finanziaria.








San Marino 20 settembre 2010/17010 d.F.R.


Nonostante il recente incontro a livello tecnico avvenuto alla Farnesina fra Italia e San Marino, le relazioni tra i due Paesi rimangono in una fase di stallo.

Questo blocco ha determinato all’interno del nostro sistema politico tutta una serie di distinguo, di lotte intestine e di riaggregazioni trasversali.

E’riemersa così la vecchia politica, quella degli inciuci e dell’occupazione di tutto l’occupabile.

Purtroppo il ragionamento politico non si incentra sulla difesa comune della sovranità della nostra Repubblica.

Non si ricerca una soluzione condivisa alle problematiche che affliggono il nostro sistema finanziario o della pubblica amministrazione.

Ognuno và per la sua strada.

Anche all’interno della stessa maggioranza.

Per chi governa e per chi legittimamente deve controllare vi deve essere, in un momento come questo di grande difficoltà per il Paese, una forte assunzione di responsabilità.

Non è più ammissibile che non vi siano processi di rinnovamento nella classe politica.

Vi deve essere un coinvolgimento forte del Consiglio Grande e Generale sui grandi temi della politica estera e di quella finanziaria.

E’ terminata l’era “dell’oligarca politico” con pieni poteri che andava bene per tutte le stagioni.

Così come invece non è ammissibile che vi sia un attacco giornaliero a chi ci rappresenta per diminuirne la credibilità soprattutto nei confronti dell’esterno.

E’ arrivato il momento di fare chiarezza anche tra maggioranza e opposizione.

Chi ha avuto il mandato di governare lo deve fare e fare al meglio e chi è invece all’opposizione faccia il suo mestiere, ma tutti lavorino nell’interesse della Repubblica.

Con questa legge elettorale non v’è la possibilità di ribaltoni.

Chi, nella compagine di governo ha anche incarichi istituzionali, se per primo non crede nel progetto e nel programma del Governo di cui fa parte sia coerente: si dimetta e se ne vada.

La stagione del piede in due staffe è finita.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “ZIP” – 2003 – Ciaccaezetazetai – olio su denim – cm 100 x 150 – courtesy of EC Foundation

domenica 12 settembre 2010

Sul rinnovamento

Limite temporale all’esercizio di incarichi istituzionali con possibilità di ricoprire, successivamente all’interruzione di più mandati, la carica precedentemente coperta.





San Marino 13 settembre 2010/1710 d.F.R.


Istanze d’Arengo e progetti di legge di modifica costituzionale sulla durata degli incarichi nel Congresso di Stato, hanno in questi giorni, mostrato un tentativo di rinnovamento della classe politica da parte della stessa politica.

Le poche reazioni positive sono arrivate, guarda caso, dai consiglieri più giovani e da parte della società civile.

Iniziative legislative queste, tese a ridurre i meccanismi di potere che lo autoalimentano e “fidelizzano” gli elettori.

Quella di chi chiede un rinnovamento della politica e di chi ci governa non è né moralismo dell’ultima ora e neppure il frutto di ricette improvvisate.

Quella di un rinnovamento vero della nostra classe politica è un’esigenza che il Paese sente nel profondo.

Oltretutto necessaria in un momento di grandi cambiamenti strutturali non solo della nostra realtà socio economica ma anche fuori dai nostri confini.

Innanzitutto dovrebbe invece essere un’esigenza della politica stessa: esigenza per la verità sentita da pochissimi nel mondo politico.

Ci si chiede, nella società civile, anche se non sia il caso di estendere un limite temporale anche all’incarico dei consiglieri.

Se anche così fosse non sarebbe poi “un’anomalia” così devastante ma porterebbe solo dei benefici alla collettività assicurando nuova linfa vitale al nostro Parlamento.

Le “anomalie” sono casomai nell’aver ricoperto ininterrottamente per decenni lo stesso incarico.

Se vogliamo restare in casa, con grande saggezza, negli statuti è già prevista la non rieleggibilità temporanea per i tre anni successivi dei Capitani Reggenti.

E’ una norma in vigore da parecchio tempo ma non sembra sia stata una tragedia.

Anzi è vero il contrario.

Potrebbe essere questa una soluzione: limite temporale all’esercizio di incarichi istituzionali con possibilità di ricoprire, successivamente all’interruzione di più mandati, la carica precedentemente coperta.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “DRAGON FLY” – 2009 – Ciaccaezetazetai – olio su denim – cm 100 x 100 – courtesy of Matilde Chezzi

domenica 5 settembre 2010

Il muro invisibile

Se l’intento era quello di “normalizzare” San Marino, questo è stato pienamente centrato e raggiunto.









San Marino 6 settembre 2010/1710 d.F.R.


E’ un muro invisibile quello eretto dall’Italia nei confronti di San Marino.

Un muro che oramai è quasi ultimato.

I primi mattoni non sono però stati messi recentemente.

E’ una storia che comincia diversi anni orsono, potenziando i controlli e tracciando in particolar modo i movimenti finanziari, introducendo l’anagrafe bancaria e la normativa antiriciclaggio, anche in osservanza di direttive comunitarie e d’impegni internazionali.

La strategia e la regia anche mediatica sono accurate e l’obiettivo pur non dichiarato è chiaramente intuibile: ”normalizzare” il sistema San Marino.

Come?

Disincentivando al massimo i rapporti finanziari con il nostro sistema bancario, stroncandone così tutte le velleità di diventare una piccola piazza finanziaria internazionale.

Lo ha fatto con la magistratura ed in palese contrasto con le norme convenzionali che regolamentano i rapporti tra i due Paesi e in ogni caso mettendo a frutto lo scudo fiscale.

Progressivamente, nelle leggi finanziarie italiane succedutesi negli ultimi anni, con

l’esterovestizione e la stabile organizzazione si è cercato di ridimensionare i differenziali fiscali.

Il cambiamento del principio di territorialità è l’attacco al cuore del nostro sistema economico.

Con l’introduzione della così detta super black list, il “cordone sanitario” steso intorno al nostro territorio è oramai completato.

San Marino ha rinunciato ai propri capisaldi in materia economica, offrendo collaborazione e scambio d’informazioni, senza ottenere neanche la possibilità di discuterne in sede tecnica.

La situazione economica è così preoccupante che è intervenuto perfino il Vescovo per intercedere affinché si riprenda almeno il dialogo.

Se l’intento era quello di “normalizzare” San Marino, questo è stato pienamente centrato e raggiunto.

Se l’intento è un altro è opportuno che chi ci governa individui ed adotti nuove e diverse strategie.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “NOTRE DAME” – 2000 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 150 – courtesy of EC Foundation