lunedì 21 novembre 2011

Un colpo al cerchio ed uno alla botte

L’art. 13 recita testualmente che “Tutti i cittadini hanno l’obbligo di concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.”.

Non vi è quindi da scandalizzarsi se è introdotta una “patrimoniale una tantum”.




San Marino 21 novembre 2011/1711 d.F.R.


La finanziaria 2012, che si andrà ad approvare entro la fine dell’anno vuole, in sostanza, sanare ove possibile il buco di bilancio prevedendo tagli alla spesa pubblica e l’introduzione della cosi detta patrimoniale.

E’ evidente che sono provvedimenti tampone, improvvisati e non sempre condivisi.

Provvedimenti che servono solo a fronteggiare l’emergenza, che è quella di fare cassa per soddisfare le impellenti esigenze finanziarie della macchina dello Stato.

Sono probabilmente le sole disposizoni attuabili in maniera veloce, in attesa che le forze politiche si mettano d’accordo per le riforme strutturali utili e necessarie per modernizzare il Paese, sdoganandolo da questa crisi che picchia sempre più duro.

E’ chiaramente un provvedimento che non favorisce sviluppo e crescita.

E’ un provvedimento frutto delle non scelte.

La politica è oramai ostaggio di se stessa e delle categorie economiche, Organizzazioni Sindacali in testa (le vecchie per lo meno) che per assurdo bloccano ogni azione di riforma e riposizionamento del sistema, in nome della difesa di privilegi acquisiti che non hanno più ragione di essere.

E’ necessario allora rammentare quanto prevede la “Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell'ordinamento sammarinese” che contiene le regole fondanti della nostra convivenza civile.

L’art. 13 recita testualmente che “Tutti i cittadini hanno l’obbligo di concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.”.

Non vi è quindi da scandalizzarsi se è introdotta una “patrimoniale una tantum”.

Ci si deve preoccupare invece, che non sia posto al centro di un progetto di sviluppo e di crescita del Paese, l’impresa, vero e unico elemento di ricchezza di qualsiasi società.

E’ indispensabile promuovere azioni e norme che favoriscano una nuova localizzazione sul nostro territorio delle imprese.

Dovremmo attirare aziende, creando le condizioni favorevoli per farlo: sburocratizzazione delle procedure, fiscalità leggera a favore di chi investe in locali e macchinari e produce occupazione, incentivi a chi fa ricerca e sviluppo o a chi promuove un’imprenditoria socialmente utile, condizioni di accesso al credito facilitate.

Purtroppo stiamo facendo l’esatto contrario con il risultato evidente, che tutti possono toccare con mano.

Disoccupazione in crescita, frontalierato all’inverso, migrazione delle imprese all’estero comprese le sammarinesi doc.

Delle scelte e delle decisioni dovranno essere prese nel breve.

La coperta incomincia a essere sempre più corta e a forza di tirarla può essere che si strappi.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “L’IMPERATRICE” – 2006 – Ciaccaezetazetai – olio su tela– cm 100 x 150 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 14 novembre 2011

Prove di fine legislatura

Forse in tutto questo “baillamme” sarebbe salutare la nascita di un terzo polo, con idee chiare su cosa fare per il Paese e abbastanza forte da poter scompaginare gli assetti politici che orami, ingessano la vita democratica e politica interna da troppi anni.


San Marino 14 novembre 2011/1711d.F.R.


Vi è nell’ultimo periodo un gran fermento nella vita politica del Paese.

Forse galvanizzati oppure indotti anche dal mutato scenario politico in Italia.

La Democrazia Cristiana, che ha in questo momento la centralità della vita politica, è aperta naturalmente al dialogo con tutte le forze politiche.

I socialisti hanno finalmente deciso di aggregarsi per il momento solo tra di loro.

In Consiglio Grande e Generale si stanno sperimentando, di fatto, le nuove alleanze che permetteranno, numeri alla mano, di rimanere saldi al potere e di poter prendere i provvedimenti che il momento richiederà.

La maggioranza ha acquisito un nuovo pregiato pezzo dopo aver perso gli ex DDC ora Unione per la Repubblica.

Purtroppo non è sufficiente.

C’è chi chiede un Governo di Unità Nazionale, così come c’è chi chiede di andare direttamente alle elezioni.

Oppure in alternativa a tutto questo, c’è chi preferisce continuare, come ora, con il supporto esterno di forze politiche al momento all’opposizione, da alternarsi rigorosamente tra loro.

Dividi et impera.

Il problema vero è che, i numeri della maggioranza in Consiglio Grande e Generale sono troppo risicati.

Con un premio di maggioranza che ha favorito chi forse, in questo momento, conti alla mano, la maggioranza effettiva dell’elettorato non l’ha più.

Tutti i partiti stanno lavorando per ritornare al potere, con una grande corsa al centro, pensando che forse all’opposizione rimarrà solo Sinistra Unita.

Che però a ben guardare, alla fine, è molto più moderata di tanti altri moderati.

La nostra classe politica ce la sta mettendo tutta per auto delegittimarsi, cercando di individuare forme politiche che oramai non interessano più nessuno se non gli addetti ai lavori.

I giovani consiglieri hanno una difficoltà incredibile a emergere e agire anche in maniera autonoma, ingabbiati e imprigionati nei meccanismi interni dei partiti e guardati a vista dai “vecchi” volponi che navigano da anni nel mare della politica.

Purtroppo non ci si confronta sui problemi veri del Paese, ritardando scelte fondamentali per il futuro.

Forse in tutto questo “baillamme” sarebbe salutare la nascita di un terzo polo, con idee chiare su cosa fare per il Paese e abbastanza forte da poter scompaginare gli assetti politici che orami, ingessano la vita democratica e politica interna da troppi anni.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “MIX SALAD” – 2000 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 150 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 7 novembre 2011

Per un'economia fraterna

Anche gli Ecc.mi Capitani Reggenti, nel messaggio d’insediamento e in quello di fine anno 2010 hanno fatto “un grosso appello all’unità, al senso di responsabilità e alla capacità di elaborare proposte utili agli interessi del Paese.





San Marino 7 novembre 2001/1711 d.F.R.


La crisi economica finanziaria sta travolgendo un’Europa sempre più fragile dal punto di vista politico.

Il commissariamento di fatto dell’Italia, da parte della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale, con verifiche e controlli periodici sullo stato avanzamento dei provvedimenti da attuare, ricorda ai sammarinesi il percorso che, volenti o nolenti, hanno intrapreso per adeguarsi ai nuovi “standard internazionali”.

L’Italia, che nei confronti della nostra piccola Repubblica si è assunta, di fatto, il compito di “garante” di un cambiamento radicale del nostro sistema economico-finanziario, si è di ritrovata a sua volta commissariata e controllata a vista dagli organismi internazionali.

Per l’Italia è come se si realizzasse un paradossale destino karmico, con un grande deficit di affidabilità soprattutto in ambito politico nei confronti dell’Europa e del mondo.

E’ comunque una situazione sulla quale non vi è da gioire ma solo da esserne preoccupati.

L‘integrazione culturale, politica ed economica con la vicina Italia, con la quale c’è sempre stato un rapporto di vera amicizia, potrebbe costringerci ad affrontare un’ulteriore emergenza soprattutto in ambito economico e finanziario.

Il presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, nell’appello lanciato la settimana scorsa, evidenzia la necessità impellente, di fronte alle dure prove che dovranno essere affrontate, di coesione sociale, cambiare stile di vita e fine al clima avvelenato della politica.

La speranza è che sia un messaggio accolto dal popolo italiano, che non cada nel vuoto come invece accaduto a casa nostra.

Anche gli Ecc.mi Capitani Reggenti, nel messaggio d’insediamento e in quello di fine anno 2010 hanno fatto “un grosso appello all’unità, al senso di responsabilità e alla capacità di elaborare proposte utili agli interessi del Paese.

Un appello che era rivolto soprattutto alle forze politiche, ma che riguardava in grande misura anche le organizzazioni sindacali, imprenditoriali, le varie associazioni e ogni cittadino che avesse responsabilità di decidere, di programmare, di compiere scelte, di esprimere orientamenti.”.

Un appello evidentemente caduto nel vuoto.

Attività legislativa in Consiglio Grande e Generale svolta con una maggioranza risicata a un Consigliere, con un’attività della politica volta più alla conservazione e gestione del potere che al fare delle scelte “alte”.

Nella più completa assenza di una condivisione sui temi importanti e alla base di una pacifica, equa e civile convivenza.

Scelte da fare ponendo al centro l’uomo e la comunità di cui fa parte.

Il nostro è stato più il Paese delle non scelte.

Anche le relazioni industriali, tra le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, sono ancora ingessate su posizioni preminentemente ideologiche da anni 50, dimenticandosi che i muri sono già tutti caduti da parecchio tempo.

Lo testimonia il fatto che ancora il contratto industria deve essere firmato.

Non si è cercato un approccio diverso, altre relazioni, nuovi modelli da iniettare nel nostro sistema, ma solo la difesa estenuante delle proprie posizioni di potere e dei rispettivi diritti, dimenticandosi completamente i doveri.

Da tempo non esiste più né ”il padrone” nè “l’operaio”.

Gli imprenditori devono essere consapevoli che l’impresa non è più un loro bene esclusivo e che esistono grazie all'impegno di chi li ha preceduti e di quanti vi hanno lavorato a tutti i livelli.

Non possono quindi utilizzarle per scopi meramente personali.

Prendendosi tutti i benefici e gli incentivi disponibili e lasciando tutti in braghe di tela quando questi sono cessati.

Così che coloro che vi prestano la propria opera possano essere compartecipi e considerati la risorsa primaria di ogni attività d’impresa.

Impresa e prestatori d’opera sono entrambi patrimonio e risorse e importantissime per la comunità in cui operano.

Le riforme che si andranno a fare in tema di pubblica amministrazione, fisco, previdenza e banche, devono incoraggiare l’incontro e favorire lo sviluppo di nuovi modelli economici non più incentrati sul mero egoismo dei singoli attori o delle corporazioni condizionati la vita economica del Paese.

Incentivare le imprese sociali, cooperative, nuovi modelli partecipativi, ricerca e sviluppo, in maniera tale che, dopo la follia della globalizzazione, sia favorita una ri-localizzazione di attività che sono la ricchezza di un Paese e patrimonio di tutta la collettività.

E’ questa quella che viene chiamata l’Economia Fraterna e che, promossa da tutti coloro che hanno a cuore veramente il sociale, può essere la risposta vincente alla crisi economica e finanziaria in atto che è anche crisi di valori e di identità

I nostri Consiglieri, invece che litigare tra loro e arroccarsi nelle rispettive torri d’avorio, farebbero bene a “fare proprio” l’appello della nostra massima autorità e, cooptando le nostre migliori intelligenze, chiudersi in Consiglio Grande e Generale per uscirne solo quando avranno da dare delle risposte e delle prospettive alle richieste che provengono dal Paese.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “IL SE’ MIGLIORE” – 2004 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 300 x 250 – courtesy of Ec Foundation