lunedì 31 ottobre 2011

Quello che ci manca

Vi è l’estrema necessità di esempi di cittadini che s’impegnino in prima persona per il bene del Paese e per l’interesse collettivo.

Servono esempi di persone che mostrino come si possa coniugare l’interesse particolare con quello generale.


San Marino, 1 novembre 2011/1711 dF.R.


La rassegnazione sembra aver preso il posto dell’iniziale amor proprio.

Il fatto che “probabilmente” a breve l’Italia firmerà la convenzione contro le doppie imposizioni con San Marino, togliendoci così dalle black list e inserendoci forse in qualche withe list, non significa certamente la soluzione di tutti i problemi.

E purtroppo ne abbiamo accumulati parecchi in questi ultimi anni di profonde trasformazioni di sistema.

Caduti uno dopo l’altro, tutti i capisaldi del vecchio sistema economico, ci siamo ritrovati come nudi, senza però la foglia di fico.

E ‘mancata e manca tuttora una prospettiva di sviluppo, non solo nel medio e lungo periodo ma anche, per assurdo, nel breve.

Senza coraggio e senza autorevolezze nel Paese, in questo momento così grigio per noi, ci siamo appiattiti al volere di una politica pienamente chiusa su se stessa, di una burocrazia sempre più incisiva e di poteri forti sempre più autoreferenziali.

Ha completamente ragione chi dice che il nostro Paese sembra si sia fermato.

Che manchi di progettualità per il futuro.

Che manchi di figure autorevoli in grado di guidarlo attraverso i cambiamenti che sono richiesti dai mutati scenari economici.

Non si è avuto il coraggio di impostare riforme degne dello stesso nome.

Piccoli aggiustamenti all’insegna del “tiriamo a campare”.

Non siamo in grado di ripensarci in maniera diversa a quello che siamo stati.

Nel bene e nel male.

Eppure il nostro tessuto socio economico è permeato nel profondo da risorse e valori importanti.

Libertà, solidarietà, laboriosità.

La nostra società civile sta prendendo piano a piano piena consapevolezza dell’importanza di impegnarsi in prima persona.

Dell’importanza di non delegare più con mandati in bianco.

E’ finito oramai il tempo dei salvatori della Patria.

Vi è l’estrema necessità di esempi di cittadini che s’impegnino in prima persona per il bene del Paese e per l’interesse collettivo.

Servono esempi di persone che mostrino come si possa coniugare l’interesse particolare con quello generale.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com



Nel riquadro: “LA LIBERTA’ RITROVATA” – 1999 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 150 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 17 ottobre 2011

Come cambia il mondo

Abbiamo perso nel nostro vocabolario quotidiano parole come “buon padre di famiglia” per sostituirle con “richieste, controlli, dichiarazioni, autocertificazioni” e relative sanzioni.

E’ giusto che sia così, se la nostra società si sta evolvendo in questo senso.



San Marino 17 ottobre 2011/1711 d.F.R.


Come cambia il mondo, com’è cambiato San Marino e com’è cambiato il modo di lavorare.

Purtroppo abbiamo perso la possibilità di gestire la nostra vita e quella della comunità in cui viviamo, con quel senso di responsabilità e di buon senso.

Possibilità che abbiamo avuto fino a pochi anni fa.

Può anche essere che non ce la meritiamo più, ma è indubbio che siamo destinati a vivere, causa principale il susseguirsi delle crisi economiche sempre più devastanti, in un mondo sempre meno libero.

Limitazione della libertà, quest'ultima intesa non come possibilità di fare qualsiasi cosa a danno anche degli altri.

Limitazione della libertà intesa come rendicontazione continua del proprio operato.

Abbiamo perso nel nostro vocabolario quotidiano parole come “buon padre di famiglia” per sostituirle con “richieste, controlli, dichiarazioni, autocertificazioni” e relative sanzioni.

E’ giusto che sia così, se la nostra società si sta evolvendo in questo senso.

Probabilmente è il prezzo che dobbiamo pagare per stare nel consesso dei Paesi evoluti.

Oramai, come anche nella vicina Italia, quasi tutti i reati hanno implicazioni di carattere penale.

I liberi professionisti, un tempo baldanzosi e pieni d’iniziative, sono oggi dei meri e semplici controllori, con funzioni sostitutive di polizia ed esattoria.

Non solo responsabilizzati ad oltranza e pesantemente sanzionati in caso di meri errori formali negli adempimenti previsti, ma con in aggiunta, l’accusa ignobile di essere per presunzione evasori fiscali.

E perciò ghettizzati anche fiscalmente come vuole la bozza di riforma fiscale in essere.

Cornuti e mazziati come si usa dire e in aggiunta terrorizzati dico io.

Saltando a piè pari penalizzazioni e iniquità della riforma previdenziale soprattutto a danno delle future generazioni.

Fare impresa è sempre più difficile per la mole di norme e dettati da rispettare.

L’incremento della burocratizzazione è stato impressionante negli ultimi anni.

Non si è tenuto conto che il lavoro autonomo e la piccola imprenditoria sono la ricchezza primaria di un Paese e che andrebbe favorita e supportata, in tutti i modi possibili.

Non chiede nulla, dà occupazione e supporta il sistema.

Immaginiamoci se tutti questi improvvisamente chiudessero e smettessero di versare contributi, imposte, di dare occupazione.

Immaginiamoci se tutti questi fossero in fila per accedere, anche per le note vie “clientelari” a un agognato impiego nella pubblica amministrazione, vero grande ammortizzatore sociale.

Ma così vanno le cose e così cambia il mondo.


Alberto Rino Chezzi

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Nel riquadro: “LOOP” – 2003 – Ciaccaezetazetai – olio su denim – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 10 ottobre 2011

Sulla sovranità

L’esercizio della sovranità è fatto esercitando la potestà al proprio interno.

Possiamo, volendo esercitare appieno la nostra sovranità, senza procurare danno ad alcuno, sbizzarrirci in tutte le direzioni.




San Marino, 10 ottobre 2011/1711 d.F.R.


Spesso, specialmente negli ultimi tempi, ci sentiamo toccati nel profondo quando si parla di sovranità.

E’ un po’ come se ci sentissimo defraudati di un qualche cosa che ci appartiene da sempre e che è intimamente legato al nostro Paese.

Che cos'è la sovranità?

La possibilità di essere “liberi dagli uni e dagli altri”, un potere pieno e indipendente, come qualità giuridica e potestà politica.

Probabilmente però è un principio questo, quello della sovranità, che talvolta abbiamo esercitato male, oppure peggio ancora, vi sono state delle occasioni in cui poteva e doveva essere esercitato e non l’abbiamo fatto.

Per un certo periodo sono state forzate molte operatività fiscali, finanziarie e commerciali, specialmente fuori dai nostri confini e sotto l’ombrello della tanto nostra decantata sovranità.

Sono state talvolta attuate le così dette “pratiche dannose” da parte di operatori provenienti di solito fuori dai nostri confini, che hanno creato danni a chi, sammarinese o no, ha investito da sempre nel Paese.

In particolar modo nei rapporti con l’Italia sono pochi i settori nei quali non ci hanno contestato, anche in forma indiretta queste pratiche dannose.

Da quello fiscale a quello bancario, da quello della tutela della proprietà intellettuale a quello doganale.

Eppure ci siamo incanalati in percorsi, che ci permetteranno di esercitare in futuro appieno la nostra sovranità.

Scelte obbligate e indotte.

Università, arte, parco tecnologico e scientifico in primis.

L’esercizio della sovranità è fatto esercitando la potestà al proprio interno.

Possiamo, volendo esercitare appieno la nostra sovranità, senza procurare danno ad alcuno, sbizzarrirci in tutte le direzioni.

Prendere quindi seriamente in esame l’ipotesi di dotarsi d’infrastrutture idonee per gestire un flusso turistico diverso da quello attuale, quali ad esempio il ripristino della vecchia ferrovia Rimini -San Marino e la realizzazione a Torraccia, di un piccolo aeroporto per il trasporto passeggeri.

Proviamo a percorrere anche l’idea di far transitare sulle nostre strade solo auto elettriche e ristrutturare la nostra offerta turistica compatibilmente all’ambiente in cui viviamo.

Ha infine perfettamente ragione Paolo Barnard, nell’intervista rilasciata questa settimana al quotidiano sammarinese l’Informazione, quando parla di verificare la possibilità, al fine di superare questa grave crisi finanziaria, di emettere direttamente la nostra moneta (lo scudo sammarinese?) e risolvere così buona parte dei nostri problemi.

In definitiva proviamo ad esercitare in maniera intelligente quello che è la nostra più grande ricchezza: la sovranità ossia la concreta possibilità di autodeterminare il nostro destino. Facciamolo! Con creatività, intelligenza e a tempi brevi, possibilmente cercando di individuare soluzioni che al momento sono a portata di mano, ma richiedono solo un po’ di coraggio per essere adottate.


Alberto Rino Chezzi


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Nel riquadro: “COME SOTTO COSI’ SOPRA” – 2004 – Ciaccaezetazetai – olio su tela e denim – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

domenica 2 ottobre 2011

La lista rossa o red list

Volendo trasportare e applicare alla politica nostrana il meccanismo della black list, la maggioranza dei nostri Consiglieri vi rientrerebbe a pieno titolo, con la quasi totalità dei partiti, sia di maggioranza sia di opposizione, in procedura rafforzata.


San Marino 3 ottobre 2011/1711 d.F.R.


Il Moneyval ci ha promosso. Il "Decreto Mussoni" è stato approvato. La riforma delle pensioni pure. La Commissione antimafia è stata istituita. La riforma della PA e quella fiscale in dirittura d’arrivo. Tutto sembra giusto e perfetto e nello stesso tempo tutto sembra perfettamente inadeguato. Stiamo cambiando come sistema Paese ma il cambiamento prodotto è stato fortemente indotto dall’esterno. Le riforme promosse all’interno mancano sostanzialmente di coraggio, legate al contingente e senza prospettive. Tanto fumo e poco arrosto. La nostra classe politica sta veramente perdendo un treno importante. In attesa che si faccia chiarezza sull’inquietante vicenda degli eventuali legami tra camorra e politica, quest’ultima sembra più impegnata in un dialogo tra sordi tra opposizione e governo, incapace di rinnovarsi negli uomini e nelle idee, legata alla gestione del potere fine a se stessa, senza un’alta idealità e visione della società che potrà essere. Siamo ancora qui a discutere di Casinò, soluzione a tutte le nostre difficoltà economiche, e noto addormentare di coscienze e ricettacolo di interessi spesso inconfessabili. Tralasciando cultura, arte, turismo, formazione, innovazione, ricerca. L’incentivazione di un’economia produttiva, magari tecnologicamente avanzata, che è l’unica sana. Il malessere incomincia a diffondersi, come testimonia l’azione promossa dai cosi detti “indignados” durante l’insediamento dei nuovi Capitani Reggenti, che non ha precedenti nel corso della nostra millenaria storia. La leadership che fino ad oggi ha guidato il Paese, invece di fare un passo indietro assumendosi così la responsabilità politica della gestione degli ultimi trent’anni, si propone come il nuovo con le solite, consumate e anacronistiche formule. Non può essere la stessa classe politica che ci ha governato negli ultimi trent’anni a fare le riforme necessarie. Politici che siedono in Consiglio Grande e Generale o che hanno ricoperto il ruolo di Segretari di Stato ininterrottamente da decenni, che hanno cambiato formazione politica con la stessa disinvoltura con cui si cambia un treno, stipendiati direttamente dai partiti o dalla pubblica amministrazione vera formazione politica al governo. Con palesi conflitti d’interessi. Volendo trasportare e applicare alla politica nostrana il meccanismo della black list, la maggioranza dei nostri Consiglieri vi rientrerebbe a pieno titolo, con la quasi totalità dei partiti, sia di maggioranza sia di opposizione, in procedura rafforzata. E’ quindi una classe politica da tenere altamente monitorata, che va indirizzata verso un percorso di ricambio e di maggiore trasparenza. Con obbligo di rendiconto nei confronti dell’elettorato. Dando la massima pubblicità, a chi ha fatto bene e a chi ha operato male. Anzi più che una black list (lista nera) andrebbe redatta una red list (lista rossa), affinché appaia un minimo di rossore di vergogna per chi nonostante tutto vuole continuare a gestire, controllare il Paese a fini che non sono quelli d’interesse generale.


Alberto Rino Chezzi

www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “1000 RIGHE” – 2003 – Ciaccaezetazetai – olio su denim – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation