lunedì 29 agosto 2011

L'altra speranza

L’altra speranza è, infine, che vi sia un vero risveglio delle coscienze, sulla possibilità di dire e fare altro dall’esistente; in ultima istanza di decidere una storia diversa.

Che vi sia una forte presa di coscienza e consapevolezza da parte di tutta la nostra piccola comunità che siamo cittadini di un Paese dalle tradizioni importantissime.




San Marino 29 agosto 2011/1710 d.F.R.


Probabilmente entro fine anno si arriverà alla tanta sospirata sottoscrizione degli accordi con la vicina Italia.

Probabilmente entro la fine dell’anno saranno portate a termine le riforme della pubblica amministrazione, del sistema fiscale e di quello previdenziale.

Probabilmente andremo anche a votare prima che la legislatura arrivi al suo naturale termine.

Tutto questo riaccende la speranza di lasciarci alle spalle i tre anni terribili che hanno, di fatto, piegato il Paese alle altrui volontà per ricominciare un nuovo percorso.

Ricostruire sulle ceneri per sperare in un futuro migliore.

E’ questa però una speranza che lascia l’amaro in bocca per quello che si poteva fare e non si è fatto.

Che esista forse un’altra speranza in un numero sempre maggiore di sammarinesi?

La speranza – come scrive Pablo Neruda – ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle.

A ben guardare in questi tre anni non è che poi sia cambiato così nel profondo il nostro Paese. L’altra speranza è che la politica riprenda e promuova e difenda le grandi idee e i grandi valori, quali la libertà, l’uguaglianza e la solidarietà.

Che non si riduca perciò solo a un’attività di piccolo cabotaggio quotidiano.

Tenendo sempre come riferimento principale la “Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell'ordinamento sammarinese”.

Restituendo la centralità della vita politica del Paese al Consiglio Grande e Generale e non alle segreterie dei partiti e ai loro leader.

Riducendo al minimo gli strappi e le anomalie istituzionali.

L’altra speranza è che il lavoro e la laboriosità siano rimesse al centro dell’azione e della cultura sociale di questa piccola Repubblica e sia a tutti gli effetti, un diritto dovere così come indicato nella nostra Dichiarazione dei diritti.

Che sia favorita la cooperazione come una delle risposte possibili ad una crisi non solo economica e finanziaria ma anche di valori.

L’altra speranza è, infine, che vi sia un vero risveglio delle coscienze, sulla possibilità di dire e fare altro dall’esistente; in ultima istanza di decidere una storia diversa.

Che vi sia una forte presa di coscienza e consapevolezza da parte di tutta la nostra piccola comunità che siamo cittadini di un Paese dalle tradizioni importantissime.

Dobbiamo in definitiva risvegliare il nostro senso civico nella realtà quotidiana del nostro agire.

Sempre tenendo bene a mente la nostra Carta dei diritti la quale prevede ad esempio che tutti i cittadini hanno l’obbligo di concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.

Non serve perciò a nessuno ghettizzare fiscalmente alcune categorie rispetto ad altre.

Cosi come non è uno scandalo pensare che l'attività della pubblica amministrazione si conformi a criteri di legalità, imparzialità ed efficienza.

Quello che è mancato al nostro Paese sino a oggi è un linguaggio unitario.

Come insegna una grande scuola di pensiero “dove vi è linguaggio unitario vi è un mondo possibile di relazioni più profonde, non disseminato dalle infinite croci di chi pensa solo ai propri interessi”.

E’ questa l’altra speranza.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


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lunedì 8 agosto 2011

L'insostenibile leggerezza della politica

“Maquillage” che incidono minimamente sulla struttura, all’insegna sempre del cambiare tutto per non cambiare nulla, soprattutto le persone. Interventi leggeri, non efficaci e non rispondenti alle vere esigenze e alle sfide che saremo chiamati ad affrontare.



San Marino 8 agosto 2011/1710 d.F.R.

Le vicende finanziarie della scorsa settimana, che hanno investito l’Europa e l’Italia in particolare, stanno evidenziando come lo scenario nel quale si va a muovere San Marino sia sempre più complesso e pericoloso.

Lo specchio che ci ha offerto l’Italia è drammatico.

Soprattutto l’incapacità della politica, troppo presa da logiche di potere e di ricerca di consenso, di dare risposte in termini di riforme strutturali per affrontare un mondo che ha visto spostato il proprio baricentro da un’altra parte.

Di fatto l’Europa e l’America hanno commissariato Berlusconi, che aveva appena commissariato Tremonti che, ironia della sorte, è chi ha, di fatto, commissariato la nostra Repubblica.

In Italia vi è stata di fatto l’istituzione di un “governo tecnico”, dove le “forme” politiche locali sono fatte salve, ma le decisioni principali sono state prese da altri: Bruxelles, Francoforte, Berlino, Londra e New York.

E’ un lasciarsi imporre decisioni impopolari, anziché prenderle per convinzione acquisita dopo civili dibattiti tra le parti.

Tutto questo è un po’ lo specchio di quanto accaduto a San Marino sino a oggi, ove le decisioni importanti (antiriciclaggio, società anonime, segreto bancario, scambio d’informazioni, collaborazione giudiziaria, lotta alle infiltrazioni mafiose, ecc.) ci sono state di fatto imposte pur salvaguardando la “forma” della politica locale.

Con due grandi differenze però.

La nostra classe politica, maggioranza e opposizione, ha perso inutilmente due anni e mezzo, nel rincorrere le solite e orami note logiche di spartizione del potere e di ricerca del consenso senza essere in grado di dettarsi almeno un’agenda sulle priorità da perseguire.

Scissioni, fusioni, costituenti, chi più ne ha più ne metta, all’insegna del cambiare tutto per non cambiare nulla, soprattutto le persone.

L’altra grande differenziazione è che in Italia, nonostante molte linee di condotta siano state suggerite dall’esterno o provengano dalle parti sociali, Industriali e Sindacati, talvolta con posizioni comuni (che cosa strana per noi sammarinesi), sicuramente la macchina si metterà in moto immediatamente.

Per far cosa?

Riforme strutturali: pareggio di bilancio per legge, riforma sistema fiscale e previdenziale, riduzione costi politica, riforma mercato del lavoro, taglio costi del pubblico e privatizzazioni, investimenti in ricerca e sviluppo formazione e cultura.

Riforme però queste vere e che incideranno profondamente nel sociale dell’Italia.

A San Marino invece, incontriamo insormontabili problemi e polemiche per dei semplici “maquillage” in ambito fiscale, previdenziale, di riforma del pubblico impiego (ammortizzatore sociale che non ha eguali al mondo), della giustizia e per ultimo nel mercato del lavoro.

“Maquillage” che incidono minimamente sulla struttura, all’insegna sempre del cambiare tutto per non cambiare nulla, soprattutto le persone.

Interventi leggeri, non efficaci e non rispondenti alle vere esigenze e alle sfide che saremo chiamati ad affrontare.

Come nel romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere” c’è mostrato che nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile così lo sarà anche per la classe politica sammarinese, se non incomincerà a dare risposte adeguate a un’esigenza, oramai impellente, di profondo cambiamento del nostro sistema sociale ed economico.

Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “LA PIOGGIA” – 1999 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 150 – courtesy of Ec Foundation