lunedì 27 giugno 2011

Nuovi modelli

Quella dell’”alternativa cooperativistica” non è certamente un’idea nuova, ma va valutata anche alla luce delle importanti esperienze che si sono fatte in oltre 100 paesi, Stati Uniti, Canada, Italia compresa.




San Marino 27 giugno 2011/1710 d.F.R.


La crisi economica e finanziaria che ha colpito in maniera profonda l’occidente è una crisi strutturale, che incide e inciderà profondamente sui modelli di relazioni economiche, soprattutto dal punto di vista sociale.

Di fatto la classe media, vera ossatura fino ad oggi dello sviluppo economico e sociale di qualsiasi stato democratico, si troverà notevolmente impoverita, con la richiesta di grandi sacrifici per sanare i guasti prodotti principalmente da scellerate scelte fatte dalla politica, a favore delle grandi multinazionali e dei veri centri di potere economico e finanziario.

Il lavoro, sia dipendente che autonomo, sarà sempre meno riconosciuto nel suo valore più profondo, sia come strumento di realizzazione dell’uomo che come fattore di democrazia economica.

In diverse parti d’Europa, Spagna, Grecia, Irlanda, Islanda,. sono già sorti spontaneamente, da parte della popolazione, movimenti di contestazione della leadership politica ed economica che vogliono imporre e comunque imporranno ala popolazione il pagamento del conto di questa crisi.

E’ sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo in nord africa e in diversi paesi arabi, quindi alle porte di casa nostra, ove il bassissimo livello di sussistenza ha scatenato rivolte a catena.

A San Marino la situazione è ancora più complessa in quanto, alle difficoltà oggettive che attraversano gli altri Paesi, vanno sommate anche quelle riguardanti la caduta dei capisaldi che hanno retto la nostra economia fino a poco tempo fa.

Il nostro apparato politico ha prodotto negli ultimi due anni una serie impressionante di leggi, ma per fare come onestamente indicato da De Molli, solo “quello che non si poteva evitare di fare”.

La politica, ha ancora in essere un modo di operare che non risponde più agli interessi del Paese.

I partiti, al governo e non, sono solo un’ombra di quelli che originariamente avevano ideali alti di sviluppo sociale ed economico di San Marino.

Seppure vi siano al loro interno persone di buona volontà e amanti sinceramente in principal modo dello Stato in cui vivono, i partiti sono ancora oggi troppo condizionati dai vecchi “marpioni” della politica che agiscono ancora per interessi personali e per mantenere un potere che è fine a se stesso.

Ecco allora che porre un termine temporale al “consilierato” potrebbe essere utile.

Altra azione da perseguire è quella di incoraggiare, far crescere e tutelare la piccola e piccolissima impresa che offrirebbe posti di lavoro onesti e sicuri ai nostri giovani, soprattutto nell’ambito dei servizi.

Il modello più interessante, anche con l’ottica di sgonfiare il pubblico allargato e di renderlo più efficiente, è quello di riformare l’impianto normativo del sistema cooperativistico.

Quella dell’”alternativa cooperativistica” non è certamente un’idea nuova, ma va valutata anche alla luce delle importanti esperienze che si sono fatte in oltre 100 paesi, Stati Uniti, Canada, Italia compresa.

Alcuni studi hanno poi dimostrato che le cooperative forniscono servizi di pubblica utilità, migliori rispetto a quelli offerti dallo Stato o dalle imprese private lucrative, fornendo allo stesso tempo anche una risposta importante nel sociale.

Nelle cooperative, in taluni casi, il controllo dei servizi può essere affidato agli stessi utenti, che pertanto possono contare sul fatto che il “prodottorisponde ai loro bisogni.

Nella sola Italia, opportunamente modificata e migliorata la normativa, talune categorie di cooperative, sono nell’ambito del privato, già un esempio di equa alleanza tra capitale e lavoro, tra piccolissimi imprenditori e lavoratori dipendenti.

In definitiva lo scopo delle cooperative, è sia sociale che economico e ciò corrisponde alla funzione più importante del settore pubblico, che è di equilibrare lo sviluppo socio-economico con linteresse pubblico.

La leva fiscale che sarà utilizzata nell’imminente riforma, non deve essere perciò finalizzata esclusivamente per favorire insediamenti economici produttivi d’imprese che intravedono in questo un beneficio immediato ma che, così come investono potrebbero anche disinvestire altrettanto velocemente.

La riforma fiscale dovrà essere necessariamente considerata anche come strumento, per incentivare nuovi modelli di relazioni economico e sociali a favore della comunità che vive in questo Paese.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “TEOREMA SCP” – 1999 – Ciaccaezetazetai – olio su denim – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 20 giugno 2011

Edonismo e smania di potere

L'allarme lanciato dal sommo Pontefice durante la visita alla nostra Repubblica, mette in rapporto la crisi per il lavoro e l'affermarsi di un potere privo di moralità.





San Marino 20 giugno 2011/1710 d.F.R.


La visita del Papa in San Marino termina una settimana che ha visto succedersi una serie di avvenimenti interessanti.

A partire dal San Marino Forum 2011, nel quale Valerio De Molli managing partner Ambrosetti – The European House, interviene offrendoci una chiave di lettura sincera e possibilmente oggettiva sul nostro Paese. Evidenzia come vi sia una mancanza di visione del futuro accompagnata da un abbassamento della reputazione all’estero. Tra i punti di forza indicati: la sovranità e il senso di appartenenza dei suoi cittadini e residenti. Particolare questo che mostra come l’attaccamento al proprio Paese di migliaia di sammarinesi, non possa essere che un nostro punto di forza. Molta attenzione, evidenzia sempre De Molli, si dovrà prestare alla tenuta del sistema economico unitamente alla gestione dei conti pubblici. Grandi potenzialità sono state individuate nel settore del turismo individuando nell’imposta sui servizi un volano e un moltiplicatore per il rinnovo delle strutture orami quasi tutte obsolete. Nel rapporto si evidenzia come la piazza finanziaria non sia più credibile perché non esiste massa critica. Ecco in definitiva tutti gli ingredienti della ricetta per la nuova San Marino del futuro: una cabina di regia trasversale,riposizionare le attività economiche, avere un piano strategico, porre la visione del futuro al centro delle trattative, produrre una profonda riforma dello stato, lavorare a fondo sulla reputazione del Paese. Notevole spazio ha trovato la possibilità di realizzazione a breve del Parco Scientifico Tecnologico. Grande merito è stato riconosciuto al Rettore Prof. Giorgio Petroni che si sta prodigando in tutti i modi affinché, con il contributo importante della nostra Università, si possa attivare quanto prima un Parco che possa attrarre imprese, lavoro, ricerca e opportunità anche per i nostri giovani.

Il secondo avvenimento è stato il conseguimento di un altro importante tassello per la chiusura della vicenda Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino e il gruppo Delta. Dopo il commissariamento dell’holding bolognese, è arrivata l’adesione di quasi tutte le circa 100 banche creditrici al piano di rientro loro proposto e messo a punto dai commissari nominati da Banca d'Italia. Per il via definitivo, non resta che aspettare l’approvazione del piano da parte del Tribunale di Bologna. Per la Cassa di Risparmio di San Marino si apre così la fase del rilancio, che passa anche per l'aumento di capitale da 150 milioni previsto per il mese di settembre. E’ questa una notizia importante per l’intero comparto bancario sammarinese, che vede così rientrare in una piena operatività e a supporto dell’intero sistema economico la prima banca della Repubblica. Mister One (Tito Masi, N.d.R.) ce l’ha fatta, anche se in un futuro non troppo lontano si dovrà capire, per giustizia di verità, cos’è effettivamente successo e perché.

Infine la visita del Papa e le parole pronunciate per la nostra piccola comunità, ci hanno voluto indicare come, l’edonismo e la smania di potere, creano difficoltà e ostacoli, anche allo sviluppo economico e non solo spirituale dell’uomo. Questi vengono a intaccare e ottenebrare le menti.

L'allarme lanciato dal sommo Pontefice durante la visita alla nostra Repubblica, mette in rapporto la crisi per il lavoro e l'affermarsi di un potere privo di moralità.
Sono parole sulle quali noi, prima di tutto come cittadini che come fedeli, dovremmo riflettere tenuto conto di quello che ci siamo ritrovati ultimamente.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


P.S. La smania di potere si combatte anche nello scegliere di limitare temporalmente il “Consilierato” e gli incarichi pubblici per una nuova etica della politica.

Nel riquadro: “CUOREINFRANTO” – 2003 – Ciaccaezetazetai – olio su denim – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

domenica 12 giugno 2011

Si, noi possiamo cambiare

Quello che serve in questo momento non è la prudenza o la ricerca del consenso ma un grande coraggio.








San Marino 13 giugno 2011/1710 d.F.R.


Due anni e mezzo terribili, gli ultimi, che San Marino ha attraversato nella sua millenaria storia.
Anni questi, segnati da un notevole ridimensionamento del nostro sistema, imposto da forze esterne alla nostra realtà.
Sono state intaccate e stravolte tutte le certezze del Paese con conseguenze importanti per i capisaldi del sistema.
Molte conquiste sociali sono oggi messe a serio repentaglio.
Il sistema economico è a dir poco asfittico.
Nessuno è disposto a far sacrifici o passi indietro.
L’altra metà del Paese, il pubblico impiego, sembra vivere in un altro mondo, quello dei diritti acquisiti ed intoccabili.
Corriamo il rischio di chiuderci a riccio all’interno di una realtà che in definitiva non ha risorse economiche, finanziarie, umane e territoriali.
L’unica che dovremmo avere e che perlomeno hanno sempre avuto i nostri avi è il buon senso.
Il sistema ha comunque fatto notevoli passi in avanti dando risposte e introducendo normative che gli organismi internazionali hanno riconosciuto come risposte serie ai cambiamenti richiesti.
Il cammino intrapreso è però particolarmente duro e per far continuare a percorrerlo c’è la necessità di stare uniti.
Siamo noi ora che dobbiamo cambiare internamente, nelle coscienze, negli obiettivi, rimodellando il sistema che è poi la nostra casa.
Rimodellarlo e non riposizionarlo, il che non è esattamente la stessa cosa.
La grande scommessa che il Paese deve oggi affrontare è un cambiamento radicale al proprio interno, nel sistema economico e finanziario, ma anche nelle coscienze, nel rapporto tra politica e società civile.
Dopo il “ventennio”, periodo questo dove chi ha governato ha curato più gli interessi di parte e non ha ascoltato nessuno, tantomeno le istanze provenienti dal “basso” è ora vitale cambiare.
Ascoltare il “basso” ma senza ricercare il consenso politico a tutti i costi.
Le così dette riforme della pubblica amministrazione, fiscale e previdenziale sono un riposizionamento e non un rimodellamento.
Lo stesso vale per il sistema bancario e finanziario che se vuole internazionalizzarsi non può chiudersi in se stesso riducendosi a due o tre istituti bancari, senza invece aprirsi agli operatori esteri che volessero investire nel nostro sistema.
Aprirsi a operatori di livello e con know how e non a banche che a malapena hanno le dimensioni delle nostre piccole, quelle che vorremmo fossero “cannibalizzate”.
Quello che serve in questo momento non è la prudenza o la ricerca del consenso ma un grande coraggio.
Il coraggio del cambiamento.
P.S. Grande coraggio anche nello scegliere di limitare temporalmente il “Consilierato” e gli incarichi pubblici per una nuova etica della politica.

Alberto Rino Chezzi

www.smdazibao.blogspo.com

Nel riquadro: “PSYCHOLOGIST” – 1999 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 150 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 6 giugno 2011

Lo "straniero" e i suoi meriti

Di “stranieri” però, ve ne sono tanti anche nel nostro interno, tra i nostri cittadini, che lavorano in silenzio nella pubblica amministrazione, facendosi carico di responsabilità e ricoprendo indirettamente ruoli che non sono i propri, senza prospettive di carriera, senza indennità. Quelli che chiamo i “veri servitori dello Stato”


San Marino 6 giugno 2011/1710 d.F.R.


La settima scorsa ho avuto modo di conoscere la storia di due lavoratori, persone queste che pur non essendo cittadini sammarinesi, hanno dato il loro contributo professionale alle società per cui lavorano, con grande umiltà, serietà e professionalità. Contributo importante che è stato perciò dato anche al nostro Paese. Storie che vorrei brevemente raccontare. La prima è quella dell’allenatore del San Marino Calcio, Mario Petrone, che il 29 maggio, al termine di una prestazione esaltante contro la Carrarese, ha sfiorato la finale dei play off per il salto di categoria. Mario Petrone ha lambito l’impresa dopo un anno d’intenso lavoro, promuovendo i giovani della squadra, impostando un lavoro fatto di grande professionalità e umiltà. Con le risorse e budget a disposizione, che non sono certamente quelli di un grande club, ma di una squadra che appartiene a una realtà che sta vivendo un momento di grande difficoltà economica. Un professionista “pulito” che lavora in un ambiente, quello del calcio, balzato oggi alle cronache nella vicina Italia, per ben altri motivi. Il secondo è l’ingegner Gian Carlo Venturi, cittadino italiano frontaliero, dipendente della Cotes cui è stata conferita il 2 giugno la stella al merito del lavoro dall’Ambasciatore d’Italia a San Marino Giorgio Marini. Una persona l’ingegner Venturi, di grande umiltà e professionalità, che ha contribuito in maniera importante allo sviluppo dell’azienda per cui lavora. Con un profondo e sincero sentimento di gratitudine per chi l’ha accolto. Questi eventi mi hanno fatto riflettere profondamente sull’importanza che può avere per un Paese il contributo, onesto, professionale, silenzioso, rispettoso della nostra piccola Repubblica, da parte di tanti “stranieri”. Soprattutto in un Paese, San Marino, che ha conosciuto un importante fenomeno di emigrazione dei propri figli in tutto il mondo. Di “stranieri” però, ve ne sono tanti anche nel nostro interno, tra i nostri cittadini, che lavorano in silenzio nella pubblica amministrazione, facendosi carico di responsabilità e ricoprendo indirettamente ruoli che non sono i propri, senza prospettive di carriera, senza indennità. Quelli che chiamo i “veri servitori dello Stato”. Così come vi sono tanti lavoratori autonomi, commercianti e artigiani che da decenni lavorano onestamente, in silenzio e in umiltà, rispettosi delle leggi e producendo nello stesso tempo ricchezza per il Paese. A tutti questi “stranieri” non è mai stato detto un grazie, non si è mai riconosciuto il loro contributo a uno sviluppo sano della nostra piccola realtà. Sarebbe stato meglio, invece di licenziare leggi che discriminano, e quindi promuovono divisioni, tra frontalieri e residenti, tra dirigenti e impiegati, tra pubblico e privato, fare una piccola legge che riconoscesse il lavoro, quello vero, e non il facile guadagno, come fattore base dello sviluppo del nostro Paese. Che riconoscesse, in definitiva, anche i meriti di chi silenziosamente e onestamente ha dato e dà il proprio contributo a uno sviluppo sano di San Marino.

Alberto Rino Chezzi

www.smdazibao.blogspot.com

Nel riquadro: “IL SE’ MIGLIORE” – 2004 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 300 x 250 – courtesy of Ec Foundation