lunedì 28 maggio 2012
Unità e Rinnovamento
Sarebbe bene, che
tutte le forze politiche facessero propria questa problematica, che avrebbe
anche ricadute importanti sull’altra grande questione che sta investendo il
Paese.
La questione morale.
San Marino 28 maggio
2012/1711 d.F.R.
La proposta referendaria per limitare a quindici anni, ossia
tre legislature piene, il mandato consigliare è la testimonianza del profondo
disagio in termini democratici che sta vivendo non solo il Paese ma anche e
soprattutto gli stessi partiti.
Già si levano i primi scudi contro questa legittima
iniziativa, ove si paventano presunti aspetti d’incostituzionalità o peggio
ancora d’ingiustificata limitazione all’elettorato passivo.
Tutto questo non può essere considerato però un tabù, anche
a seguito di una veloce analisi dell’anzianità di servizio degli attuali membri
del nostro Consiglio Grande e Generale.
La problematica investe non solo gli aspetti di democrazia
del Paese, ma in prima battuta quelli di democrazia interna agli stessi partiti.
Senza andare lontano, nella vicina Italia, già diverse forze
politiche hanno adottato un codice etico interno ove è espressamente prevista
la non rieleggibilità dopo tre legislature, del proprio tesserato, come
candidato alle elezioni politiche del partito stesso.
Il Partito Democratico in Italia ne è un esempio.
Sarebbe bene, che tutte le forze politiche facessero propria
questa problematica, che avrebbe anche ricadute importanti sull’altra grande
questione che sta investendo il Paese.
La questione morale.
Il quesito referendario perciò, potrebbe essere fatto
proprio da tutte le forze politiche con un forte intento unitario, da
esprimersi con un’iniziativa di legge in Consiglio Grande e Generale.
Se questa iniziativa fosse poi accompagnata da un codice di
autoregolamentazione etico dei partiti stessi, sarebbe un forte segnale di
recupero di rapporto democratico e di credibilità con la cittadinanza.
In ogni caso il quesito referendario, potrà forse non essere
lo strumento più adatto in questo momento, ma va comunque appoggiato poiché
portatore di un maggiore valore aggiunto in termini di democrazia e trasparenza
nel Paese.
Alberto Rino
Chezzi
Nel riquadro: "Il monte Titano" -
1996 - Ciaccaezetazetai - litografia - cm 32 x 47 - courtesy EC foundation
Etichette:
Politica
domenica 20 maggio 2012
Nuove relazioni
Il banco di prova
sarà la capacità di tendere una mano alla controparte per individuare nuove
forme di relazioni industriali che vadano a sbloccare una situazione oramai
ingessata e fortemente anacronistica.
San Marino, 21 maggio
2012/1711 d.F.R.
Viso acqua e sapone, occhi sorridenti, sguardo attento e
intelligente. Emanuel Colombini, trentaquattro anni è il nuovo presidente
dell’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese.
Succede a Paolo
Rondelli , che per tre anni ha guidato l’associazione in un
momento di grande difficoltà per il Paese e per le sue imprese.
Black list, estero vestizione, impicci burocratici con le
dogane e con l’ufficio industria, la mancata attivazione del parco tecnologico
e scientifico, le non risposte della politica nostrana, la pesante crisi
finanziaria che ha colpito l’Europa.
La presidenza dell’ANIS, sotto la guida di Paolo Rondelli , non ha
fatto che lanciare messaggi, proposte, provocare la politica e le organizzazioni
sindacali affinché prendessero coscienza della gravità della situazione.
Affinché fosse imboccata la strada della trasparenza per
favorire una definizione veloce degli accordi contro le doppie imposizioni, la
cui mancata sottoscrizione ha penalizzato fortemente le imprese sammarinesi.
Affinché fosse definita tutta la problematica fiscale
inerente l’estero vestizione e la presunzione di stabile organizzazione.
Per una pubblica amministrazione leggera, efficiente e non
politicizzata.
Un triennio vissuto in un mare di problemi per le nostre
aziende.
Lo testimonia la chiusura di tante imprese e il pesante
ricorso agli ammortizzatori sociali, utilizzati il più delle volte per
questioni di mera sopravvivenza.
Un triennio che ha però visto una contrapposizione forte con
le Organizzazioni Sindacali, che hanno avuto il loro bel da fare per fronteggiare
la perdita di tanti posti di lavoro.
In un momento di grande difficoltà per il nostro Paese è
mancato tra gli imprenditori e i lavoratori non solo il dialogo, ma anche e
soprattutto quell’unione d’intenti che permettesse di affrontare nella migliore
maniera, questo difficile momento per il comparto economico sammarinese.
La richiesta di un referendum per reintrodurre inutili e
dannosi automatismi e gli effetti distorsivi con le conseguenti inefficienze
della Pubblica Amministrazione ne sono la tangibile conseguenza.
Sarebbe opportuno eliminare dal vocabolario delle relazioni
industriali tra associazioni imprenditoriali e sindacali la parola
“contrattazione” per introdurre invece la parola “collaborazione”.
La crisi economico finanziaria che il mondo sta affrontando
non è passeggera ma profonda e strutturale. Andrà a incidere in maniera pesante
anche sui modelli sociali e politici di tutti i paesi Per le risposte che
dovranno essere dati ai tempi cupi che arriveranno, serve collaborazione, unità
d’intenti, il pensare modelli di convivenza e di relazione diversi da quelli
che ci hanno governato dal dopoguerra a oggi.
Le associazioni imprenditoriali devono prendere coscienza
della funzione e delle valenze sociali che hanno le imprese per il tessuto e il
contesto in cui sono inserite.
Si va evidenziando una forte responsabilità sociale da parte
delle imprese, per il lavoro e la ricchezza che creano ma anche e soprattutto
per i comportamenti che tengono nel rispetto delle leggi sia sammarinesi sia
internazionali.
Al contempo le organizzazioni sindacali devono rendersi
conto che nell’attuale fase di emergenza è indispensabile difendere in primis
il lavoro, che è quello che poi interessa ai lavoratori.
Non ha più senso una profonda rigidità nell’erigersi a
paladini e difensori di diritti di un mondo che non esiste più. Si è creata per
assurdo una pletora di categorie di lavoratori organizzati in caste sul modello
indiano. Quelli del pubblico impiego, che non saranno mai licenziati ma neppure
censurati se i comportamenti non sono legittimi, che convivono insieme ai
precari. Nel privato ove convivono i lavoratori residenti con i frontalieri.
La nomina alla guida della più importante associazione di
categoria imprenditoriale sammarinese, di un giovanissimo e preparato
imprenditore, è già di per sé un forte segnale di rinnovamento sul quale sono
poste le attese non solo degli stessi imprenditori ma di tutto il sistema
economico sammarinese.
Il banco di prova sarà la capacità di tendere una mano alla
controparte per individuare nuove forme di relazioni industriali che vadano a
sbloccare una situazione oramai ingessata e fortemente anacronistica.
Alberto Rino
Chezzi
Nel riquadro: “TEOREMA SCP” – 1999 – Ciaccaezetazetai – olio
su denim – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation
lunedì 14 maggio 2012
La nouvelle politique
Vertici istituzionali che non funzionano come dovrebbero invece fare,
con scarsa collaborazione anche sulle problematiche più banali.
La libertà d’informazione sempre più censurata e imbavagliata.
Come se nel Paese non si dovesse sapere nulla sull’effettiva situazione
che stiamo attraversando.
Sulla sua gravità.
San Marino 14 maggio 2012/1711 d.F.R.
Quanto
fatto dal governo nei quasi quattro anni di legislatura è, sotto l’evidenza di
tutti, veramente poco.
Deludente.
Ancora più deludente è tutto
quello che invece non è stato fatto.
Il Paese ha perso in questi anni
il treno più importante: quello di riformarsi e rinnovarsi nel profondo.
Per meglio attrezzarsi in un
mondo impazzito, globalizzato e profondamente trasformato da una finanza senza
regole che in pochissimo tempo è in grado di distruggere economie di grandi
Paesi.
Ci ritroviamo nel mezzo di una
guerra finanziaria – perché è così che oggi si fanno le guerre – ove
l’obiettivo principale è far cadere rovinosamente l’euro.
Così come ha fatto l’Italia nei
nostri confronti.
Le è stato sufficiente chiudere i
rubinetti dai quali dipendevamo e isolare la nostra tanto
decantata piazza finanziaria.
Ci ritroviamo allo sbando, in
attesa ancora che sia firmata la convenzione con l’Italia, pensando a questo
come la panacea di tutti i nostri problemi.
Ci ritroviamo smarriti, pensando
che un improbabile ingresso nell’Unione Europea, saltando così l’Italia, ci
porti fuori dai problemi che ci stanno piombando addosso.
Ci ritroviamo ancora a
confrontarci con i vecchi e nuovi marpioni della politica nostrana, che
pensando di essere “buoni” per tutte le stagioni, sono tutti in prima fila in
attesa di rimontare su un cavallo che non è più un cavallo ma un affaticato
ronzino.
Esattamente come questi l’hanno
trasformato.
Si ha l’impressione che tutto
stia finendo in una gran cagnara.
Se vi è una parola che sembra
essere vuota di significato, è quella della “trasparenza”.
Lo spreco nella pubblica
amministrazione continua imperterrito a farla da padrone, esclusivamente figlio
della politica, che ne ha sempre fatto utilizzo per crearsi il consenso
necessario al proprio mantenimento.
Vertici istituzionali che non
funzionano come dovrebbero invece fare, con scarsa collaborazione anche sulle
problematiche più banali.
La libertà d’informazione sempre
più censurata e imbavagliata.
Come se nel Paese non si dovesse
sapere nulla sull’effettiva situazione che stiamo attraversando.
Sulla sua gravità.
Sulle tante "operazioni di
sistema" che poi in definitiva di sistema non erano.
Su interessi inconfessabili che
portano ancora a mantenere la massima riservatezza sulle operazioni più
importanti.
Soprattutto in ambito bancario e
finanziario.
Siamo talmente trasparenti che
continuiamo a fare in Consiglio Grande e Generale le sedute segrete,
togliendoci, di fatto, anche l’autorità morale per difendere pubblicamente i nostri
interessi.
E’ urgente che tutta la politica,
maggioranza e opposizione, faccia un passo indietro, per riformarsi al proprio
interno in primis.
Per la creazione di una “nouvelle
politique”.
Che i partiti adottino, volenti o
nolenti, un codice etico di comportamento per l’esercizio dell’attività di chi
fa la politica soprattutto se esercitante i diritti doveri che gli derivano
dall’essere Consigliere, Congressista o anche funzionario di partito.
Che sia prodotto un governo
tecnico, con sammarinesi che siano fuori dalla politica attiva, e che oltre ad
avere un minimo di competenze tecniche abbiano all’interno del proprio animo,
quell’atteggiamento e comportamento che in giurisprudenza è chiamato del “buon
padre di famiglia”.
Persone che siano in grado di
curare le profonde ferite che il Paese ha dovuto subire e che talvolta si è
auto inflitto.
Persone che siano in grado di
traghettare il Paese fino a fine legislatura per dar modo alla politica di auto
rinnovarsi, di tornare a progettare e operare “alto” per riformare la nostra
piccola collettività e metterla nelle condizioni di affrontare un oceano che
sarà sempre più in tempesta.
Per una nouvelle politique,
oserei dire quasi rivoluzionaria nei modi e nei contenuti, dalla quale non
possiamo prescindere e senza la quale non possiamo ripartire se non cadendo nel
qualunquismo, nell’antipolitica e nel populismo. Temi e attività queste di
nuovo fine a se stesse.
Alberto Rino Chezzi
Nel riquadro: "Iris" - 2001 - Ciaccaezetazetai -
olio su tela - cm 100 x 100 - courtesy EC Foundation
lunedì 7 maggio 2012
Animo
E' questa una situazione che, sotto molti aspetti testimonia
che è arrivato il momento del nuovo, di quelle generazioni che sono state
debitamente tenute fuori fino ad aggi dalla così detta “stanza dei bottoni”.
San Marino 7 maggio
2012/1711 d.F.R.
Negli ultimi quattro anni di positivo c’è che il Paese è
profondamente cambiato.
Non tutto il Paese, ma nella sua stragrande maggioranza sì.
Il cambiamento è stato indotto dall’esterno, e forse
diversamente non poteva essere vista la pochezza degli anticorpi che abbiamo
avuto.
Abbiamo riscoperto il valore dell’umiltà, del lavoro, della
trasparenza.
Si è ritrovato un forte senso d’identità con risvolti
solidaristici che si erano persi.
Sotto molti aspetti, con particolare riguardo a quelli economici
finanziari, la situazione è certamente peggiorata.
Sistema bancario e finanziario con poca liquidità, mote
imprese chiuse, tanti i dipendenti licenziati e infine una pubblica
amministrazione “allargata” che non vuole sentir parlare di ridimensionamento,
meritocrazia e qualità.
Nonostante questo le caste economico politico sono ben salde
al timone della barca.
Ma è però tutto sospeso per aria, in questa irreale
atmosfera di fine regime.
E' questa una situazione che, sotto molti aspetti testimonia
che è arrivato il momento del nuovo, di quelle generazioni che sono state
debitamente tenute fuori fino ad aggi dalla così detta “stanza dei bottoni”.
Arriva però sempre il momento in cui i nodi vengono al
pettine.
La politica deve avere il coraggio e la responsabilità di
sottrarsi alle logiche del passato, a rinnovarsi negli uomini ma soprattutto
nelle idee.
La nuova generazione di politici non si piega più ai voleri
dei “capobastone”, si ribella, non si fa intimidire.
La vecchia generazione invece trema e incomincia a pensare
seriamente, vista l’aria che tira, a qualche passo indietro, prima che sia costretta
a farlo d’imperio.
Anche l’informazione, sempre così bistrattata e
rimproverata, incomincia ad avere un ruolo fondamentale di denuncia e di
opinione sempre più importante.
Animo, direbbe forse qualcuno, che non tutto è perduto e che
forse potrebbe essere l’inizio di una nuova stagione per il Paese.
Alberto Rino
Chezzi
Nel riquadro: “TE-ME” – 2000 –
Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation
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