domenica 30 gennaio 2011

A difesa di Antonella Mularoni

Non può essere quindi additata come capro espiatorio Antonella Mularoni dai candidati “salvatori della Patria”.

La responsabilità è comunque collettiva, in primis dell’intera classe politica che invece di mostrarsi coesa nelle scelte di fondo, continua nel teatrino della politica.


San Marino 30 gennaio 2011/1710 d.F.R.


Ad ogni nota negativa sul fronte dei rapporti internazionali, il Segretario di Stato Antonella Mularoni sembra doverne diventare un capro espiatorio.

“Richiamata” a San Marino in occasione delle ultime elezioni, pur esser stata lontana diversi anni dalla politica attiva con 1.174 preferenze è stata il secondo politico più votato in assoluto nella tornata elettorale del 9 novembre 2008.

Uno dei pochissimi volti nuovi nelle assunzioni di responsabilità di governo, era anche l’unico presentabile e con un’adeguata capacità per muoversi in ambito internazionale.

Quello che doveva fare l’ha fatto.

Lo testimoniano gli accordi sottoscritti contro le doppie imposizioni, il ripristino di relazioni corrette con gli organismi internazionali e l’opera di pulizia e rinnovamento avviata nel corpo diplomatico sammarinese.

La grande criticità da registrarsi è quella dei rapporti con la vicina Italia, dove però le problematiche sono talmente complesse che i risultati non dipendono sicuramente dai rapporti tra la Segreteria Esteri Sammarinese e la Farnesina.

In una guerra non dichiarata ufficialmente, ci siamo presentati armati delle sole armi a nostra disposizione: balestre e sovranità.

Sono stati emessi in questi due anni, una mole di provvedimenti normativi impensabili prima, con il conseguente smantellamento dei capisaldi della nostra economia.

Il Paese ha fatto uno sforzo enorme per adeguarvisi in tutti i settori: da quello produttivo a quello finanziario a quello della pubblica amministrazione.

Si è recuperata parte dell’affidabilità persa a livello internazionale grazie anche al nostro Segretario di Stato agli Affari Esteri.

La rincorsa e l’emergenza sono state così affannose e repentine che non abbiamo avuto modo nemmeno di pensare a un nuovo modello di sistema Paese.

Non può essere quindi additata come capro espiatorio Antonella Mularoni dai candidati “salvatori della Patria”.

La responsabilità è comunque collettiva, in primis dell’intera classe politica che invece di mostrarsi coesa nelle scelte di fondo, continua nel teatrino della politica.

Sia nella maggioranza sia nell’opposizione le aperture reciproche sulle scelte di fondo, di fatto non ci sono.

Anzi, tutt’altro, si preferisce pensare a eventuali elezioni anticipate per cambiare tutto affinché nulla cambi.

Anche nel mondo economico mancano del tutto i segnali di collaborazione e unità d’intenti.

Ogn’uno ha le sue ricette.

Nella visione delle associazioni di categoria e sindacali non è mai presa in seria considerazione la possibilità che le soluzioni possano essere condivise, supportate magari anche da un forte patto sociale.

Eppure la strada sarà obbligata, se vogliamo veramente internazionalizzarci e fare le riforme indispensabili per avere un modello di sviluppo sostenibile.

Il Segretario di Stato Antonella Mularoni non ha bisogno di esser difesa, tantomeno da chi scrive. Lo riesce a fare benissimo da sé. Non è nemmeno giusto però sia lasciata sola.

Sarà perciò opportuno che il Segretario Antonella Mularoni rimanga al suo posto e continui a servire al meglio il Paese.


Alberto Rino Chezzi.


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Nel riquadro: “IL SE’ MIGLIORE” – 2004 – Ciaccaezetazetai – olio su tela– cm 250 x 300 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 24 gennaio 2011

Il 51esimo Stato

La questione è capire quali “ambizioni” debba avere il nostro Paese.

Valutare le opportunità è un dovere, ma non in funzione di un mero calcolo di conto economico-politico legato al momento contingente.


San Marino 24 gennaio 2011/1710 d.F.R.


Il 27 marzo si andrà a votare per il referendum ove si chiederà ai sammarinesi di esprimersi contro od a favore dell’adesione di San Marino all’Unione Europea.

Ben venga l’utilizzo della principale forma di democrazia diretta, rara occasione per la cittadinanza di esprimersi su specifiche scelte, senza la mediazione della politica.

Promosso di fatto dall’opposizione unitamente alle organizzazioni sindacali, per il momento è un tema che non prende particolarmente l’opinione pubblica.

Sarà questo un referendum particolare, che assumerà connotazioni e significati sempre più pregnanti man mano che si avvicinerà la data del voto.

L’illusione che l’adesione all’Unione Europea ci permetta di eludere o superare i difficili rapporti con l’Italia, non tiene conto del fatto che l’Unione Europea non ha ancora adottato una politica precisa verso i piccoli stati e che l’Italia ci ha fatto sempre da garante nei confronti della stessa.

Inoltre l’adesione avrebbe comunque connotati irreversibili.

La campagna che ha accompagnato il quesito referendario è stato condito anche di aspetti di opportunità economica.

Giustamente, così come siamo un’enclave dell’Italia, lo siamo anche dell’Europa, e quindi, non possiamo prescindere dal fatto che dobbiamo per necessità avere rapporti e relazioni privilegiate anche con l’Europa.

Ma non per questo abbiamo aderito al processo di unificazione dell’Italia che celebra quest’anno i 150 anni della sua unità.

Siamo già in balia delle pastoie burocratiche interne, di quelle italiane e degli organismi internazionali, che sarebbe per noi difficoltoso farci carico completamente anche di quelle europee meglio note come “direttive” alle quali ci dovremo uniformare.

A volte è meglio rinunciare a qualche cosa pur di conservare la propria libertà, in materia economica, sociale e politica.

La questione è capire quali “ambizioni” debba avere il nostro Paese.

Valutare le opportunità è un dovere, ma non in funzione di un mero calcolo di conto economico-politico legato al momento contingente.

Se così fosse allora valutiamo tutte le opportunità, compresa quella di diventare il cinquantunesimo stato degli Stati Uniti d’America.

Cedere sulla sovranità nei confronti dell’Unione Europea, anche se non completamente, porterebbe almeno il vantaggio che, di fronte a scelte anche impopolari imposte dall’esterno, non sarebbe colpa dei nostri politici che si ritroverebbero così in parte deresponsabilizzati.


Alberto Rino Chezzi


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Nel riquadro "MIX SALAD" - 2000 - Ciaccaezetazetai - olio su tela - cm 100 X cm 150 - courtesy of EC Foundation

lunedì 17 gennaio 2011

Eppure tutto tace

Una cittadinanza attiva “dove tutti possano fare la loro parte, ma con un forte senso di responsabilità e senza la volontà di far prevalere interessi corporativi o di ricercare consensi immediati”.


San Marino 17 gennaio 2011/1710 d.F.R.



In questo scorcio d’inizio anno, due i messaggi importanti per il Paese. Il primo prettamente interno è il messaggio di fine anno dei Capitani Reggenti alla cittadinanza che è di fatto passato nel silenzio quasi assoluto. Non si sono sentiti commenti importanti soprattutto da parte del mondo politico. Eppure, la Reggenza è la massima istituzione del Paese e il messaggio aveva anche connotazioni politiche importanti. L’invito è a condividere intenti e progettualità, ad un confronto e ad un dialogo permanente sui grandi temi. Anche in parallelo con le forze politiche. Un confronto che promuova una cittadinanza attiva “dove tutti possano fare la loro parte, ma con un forte senso di responsabilità e senza la volontà di far prevalere interessi corporativi o di ricercare consensi immediati”. Non sarebbe poi così difficile e impegnativo organizzare un forum o un tavolo di confronto tra gli enti e le associazioni che sono al di fuori della politica attiva, per dare a questa un supporto, con indicazioni progettuali per individuare ipotesi di soluzione. Eppure tutto tace, anche nella componente sociale della collettività, nel settore del no profit, nelle organizzazioni sindacali come in quelle imprenditoriali. Il secondo proviene dall’esterno ed è il Rapporto sul Paese stilato dal Fondo Monetario Internazionale. Niente di nuovo per carità ma evidenzia e ci dice quello che non sempre la politica può dire. Una breve carrellata: cambio di mentalità, rafforzamento delle relazioni economiche e finanziarie con l'Italia, rafforzamento del sistema finanziario, intraprendere riforme più generali, attuare i tagli alla spesa pubblica, non concedere aumenti salariali ai dipendenti pubblici, revisionare il sistema d’esenzioni e sovvenzioni, procedere con la riforma pensionistica, ridurre la rigidità del mercato dei prodotti e di quello del lavoro e infine la mancanza di statistiche affidabili sulle attuali condizioni economiche e dati aggiornati e trasparenti sui conti pubblici. A parte una piccata presa di posizione del Segretario al Lavoro Gianmarco Marcucci per il resto, sul merito di quanto indicato dal FMI, tutto tace. In verità vi è un terzo messaggio, quello mandato dalla politica, che non è né detto né scritto, ma si desume dal “rimandino” di cui è oggetto da qualche tempo la proposta di legge con cui si dovrebbero pensionare i Segretari di Stato con più di dieci anni d’attività. E’ un non volere un rinnovamento che dovrebbe invece essere naturale. Eppure tutto tace, ma, volenti o nolenti i “dinosauri” dovranno lasciare a chi, anche se con meno esperienza, sia in grado di cambiare almeno la mentalità con idee e approcci nuovi anche in politica.


Alberto Rino Chezzi


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Nel riquadro "ASTE" - 2002 - Ciaccaezetazetai - olio su tela - cm 100 X cm 150 - courtesy of EC Foundation

lunedì 10 gennaio 2011

Sansone e i Filistei

Sembra quasi, ma è solo un’impressione, che fino a quando non si chiude l’affaire Delta, non vi siano possibilità di dialogare con l’Italia ed in particolar modo con il suo superministro dell’economia.




San Marino 10 gennaio 2011/1710 d.F.R.


La vicenda della Cassa di Risparmio di San Marino è stata la madre di tutte le battaglie.

Intorno alla vicenda della prima banca sammarinese, si sono assommate negli ultimi due anni tutte le problematiche del Paese nei rapporti con l’Italia.

Due anni difficili dove, il nostro sistema bancario e finanziario, è stato di fatto ridotto ai minimi termini.

Senza possibilità di difesa, trattato con due pesi e due misure.

Guarda caso il gruppo Unicredit, che opera a San Marino da decenni, è stato l’unico a non essere minimamente toccato dalla bufera che ci ha investito.

Sembra quasi, ma è solo un’impressione, che fino a quando non si chiude l’affaire Delta, non vi siano possibilità di dialogare con l’Italia ed in particolar modo con il suo superministro dell’economia.

Eppure molto da parte di San Marino è stato fatto: raggiunti e ampiamente superati tutti gli accordi contro le doppie imposizioni come richiesto dal Moneyval, revocate le licenze delle aziende a rischio, introdotte normative stringenti in materia di antiriciclaggio, migliorata la normativa sull’assistenza giudiziaria, abolite le società anonime, disponibilità allo scambio automatico delle informazioni sul modello OCSE ecc. ecc.

Potevamo fare meglio?

Forse, ma rimane comunque il fatto che il cambio di passo è stato per noi notevole.

Rimane sempre e comunque la spada di Damocle chiamata Delta e Cassa di Risparmio.

Deve essere veramente una grande e ghiotta occasione di gestione del potere se è già costata una Segreteria di Stato, con tutte le polemiche, le spy story, i colpi di scena e le guerre combattute a forza di carte bollate che ne sono seguite.

Politicamente, il protagonista principale della vicenda è stato Gabriele Gatti che, presentatosi nei panni del salvatore, si è poi bruciato dovendo rinunciare alla Segreteria alle Finanze.

Evidentemente la Cassa di Risparmio di San Marino è una calamita potente per i politici sammarinesi se è vero che le turbolenze interne al Patto, sono create ad arte per offrire una presidenza utile ad “addormentare” un Gabriele Gatti troppo scomodo all’interno del Consiglio Grande e Generale.

In ogni caso affinché sia nominata la Presidenza della Cassa di Risparmio di San Marino, il Presidente dell’omonima Fondazione dovrà dare il suo beneplacito.

Non sarà facile.

La conseguenza della mancata nomina può essere quella di “muoia Sansone con tutti i Filistei”, ricorrendo ad elezioni anticipate che farebbero comodo oltretutto anche ad altre componenti interne alla Democrazia Cristiana, pronte a migliorare la propria posizione di potere.

Un film già visto, che testimonia come chi fa politica, sia normalmente pervaso da deliri di onnipotenza occupando tutti gli spazi, anche quelli che non gli competono.

Ma già in molti si domandano sull’opportunità di tale scelta, se non sia meglio un Presidente fuori dai giochi ed in assenza di conflitti di interesse per guidare la banca più importante del Paese.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “TEOREMA SCP” – 1999 – Ciaccaezetazetai – olio su denim – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 3 gennaio 2011

La guerra psicologica

I cambiamenti sono per noi stati così repentini che, non abbiamo avuto come sistema Paese, neppure il tempo materiale per pensare ad un’alternativa di sviluppo.







San Marino 3 gennaio 2011/1710 d.F.R.


Quello che è accaduto al Paese negli ultimi due anni sembra oramai la cronistoria di eventi accaduti decenni orsono.

Quasi tutto quello che fino a poco tempo fa era per noi inaccettabile, oggi come oggi sarebbe accettabilissimo, pur di uscire da questa fase di stallo nei rapporti con l’Italia.

Oramai tutto quello che facciamo sembra non vada più bene al nostro grande e potente vicino che sembra voler relegarci al solo nostro mercato interno..

Il pressing, soprattutto mediatico, è stato così martellante che …..talvolta siamo noi stessi che ci poniamo preventivamente il problema di capire se nel lavoro, nella vita civile e forse anche nell’attività politica, siamo in linea non tanto con le nostre leggi ma piuttosto con quelle dell’Italia e dell’Europa.

Partiamo già in difetto, la nostra azione quotidiana è comunque viziata dal dubbio.

Nonostante l’ottimismo di facciata il biennio appena trascorso verrà ricordato tra gli anni orribili della nostra Repubblica.

Chiusura completa da parte della controparte Italiana al dialogo, alla collaborazione ed al mantenimento reale di rapporti di amicizia e buon vicinato.

Come ha ben indica la Reggenza nel proprio discorso di fine anno, i cambiamenti sono per noi stati così repentini che, non abbiamo avuto come sistema Paese, neppure il tempo materiale per pensare ad un’alternativa di sviluppo.

Siamo rimasti più o meno come eravamo due anni orsono illudendoci che qualche cosa sarebbe cambiato e che la situazione con l’Italia si sarebbe sbloccata.

A onor del vero le situazioni e le problematiche sono peggiorate.

La guerra psicologica instaurata nei nostri confronti si può dire abbia sortito gli effetti voluti.

Far scappare imprenditori, colpire al cuore il sistema finanziario, impaurire di fatto tutti gli italiani che in una maniera o nell’altra hanno interesse a sviluppare relazioni con San Marino.

L’anno appena arrivato sarà per noi in ogni caso un anno difficile, quello del banco di prova, quello dove tutte le componenti del nostro Paese dovranno fare un’assunzione forte di responsabilità contribuendo ad individuare nuove prospettive di sviluppo economico sociale e civile.

Le priorità saranno fisco e lavoro.

L’alternativa è lo smarrirsi, lo scatenare una guerra intestina tra poveri, perdere le proprie radici.


Alberto Chezzi


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Nel riquadro: “PSYCHOLOGIST” – 1999 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 150 – courtesy of Ec Foundation