lunedì 30 aprile 2012

J'accuse

Sovranità limitata la nostra. Siamo oramai guardati a vista e ritenuti completamente inaffidabili anche nell’espressione delle nostre istituzioni interne. Una casta che ha addormentato le coscienze del Paese, dove tutto deve essere sempre un business.

San Marino 30 aprile 2012/1712 d.F.R.

Oramai il tempo è abbondantemente scaduto.
E’ sbalorditiva la persistenza e l’inamovibilità di chi ci ha governato negli ultimi vent’anni.
Una casta inamovibile che, nonostante si sia resa conto di essere oramai un ostacolo al rinnovamento e una presenza ingombrante per i nostri interlocutori esterni, si ostina a non mollare nulla.
Anzi ha già schierato tutte le pedine a sua disposizione nella certezza che il voto alle prossime elezioni li premierà, garantendo loro comunque, quel salvacondotto indispensabile per godersi serenamente la vecchiaia e continuare a salvaguardare inconfessabili interessi.
Una casta che non vuole il rinnovamento, la trasparenza e l’etica nell’azione politica. Che non conosce termini quali “conflitto d’interessi” o “passo indietro”.
Anzi, tutt’altro.
Si aspetta un premio in termini di occupazione ulteriore di “scranni” per lasciare che il nuovo, clone del vecchio, nelle idee e nelle metodologie, avanzi serenamente.
Casta che ha nelle mani i partiti di provenienza ove, non ve n’è uno tra maggioranza e opposizione, che abbia adottato un barlume di codice etico.
Codice che regolamenti internamente, come in molti paesi del mondo civilizzato, i rapporti tra partito e iscritto eletto, in termini di trasparenza, di utilizzo alla luce del sole delle risorse proprie e altrui, dell’evidenziare conflitti d’interessi, ecc.
Una casta che ne ha create altre, occupando ad esempio politicamente la PA ove nella maggior parte dei casi di elevato ci sono solo gli stipendi.
Di responsabilità, concorsi, professionalità, formazione continua, obiettivi, economicità della gestione però non se ne parla, né se né mai parlato negli ultimi anni.
Una casta che non ha avuto il coraggio di intervenire tempestivamente, neanche a livello d’indirizzo politico nell’economia del Paese, permettendo così il proliferare di fenomeni distorsivi che hanno portato recentemente importanti organi di polizia finanziaria ad assistere a una perquisizione che già sono all’ordine del giorno.
Sovranità limitata la nostra.
Siamo oramai guardati a vista e ritenuti completamente inaffidabili anche nell’espressione delle nostre istituzioni interne.Una casta che ha addormentato le coscienze del Paese, dove tutto deve essere sempre un business, dalle banche alle possibili privatizzazioni di aziende alle quali va tolta la parola “autonome”.
Una casta completamente autoreferenziale che si è impegnata solamente a rigirarsi incarichi politici o economici, mantenendo così ben salda la gestione del potere.
Una casta per la quale è arrivato il momento di essere isolata e dalla quale è urgente prendere le distanze.
E’ questo un appello a tutti quelli che fanno politica vera, non compromessi con la casta che, giovani o vecchi, uomini o donne, anche trasversalmente ai singoli partiti, abbiano il coraggio di riportare la politica ai valori alti che l’hanno caratterizzata in passato, acquisendo la leadership nelle singole istituzioni in cui operano e tracciando con rinnovata energia un “nuovo” futuro per il Paese.

Alberto Rino Chezzi



Nel riquadro: “PUNTOCROCE” – 2002 – Ciaccaezetazetai – olio su iuta – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 23 aprile 2012

Niente di nuovo sul fronte occidentale


Ci stiamo logorando in attesa di un solo segnale di qualsiasi tipo dell’Italia, che testimoni l’antica amicizia che lega i due Paesi. Ma non sembra accadere nulla, tutt’altro, niente di nuovo sul fronte occidentale.



San Marino 23 aprile 2012/1712 d.F.R.

Nel romanzo di Erich Paul Remark, si narra delle vicende di un soldato tedesco, Paul  Bäumer, durante la prima guerra mondiale.
Questo si accorge con il passare del tempo di come la guerra sia inutile e di come si trasformi, giorno dopo giorno, in una tragedia.  
E’ un po’ quello che sta succedendo a San Marino, soprattutto nei confronti dell’Italia nei rapporti finanziari e fiscali.
Siamo già nel quarto anno di questa “guerra” fra l’elefante e la formica e nonostante il grande cambiamento attuato nel sistema, con l’eliminazione delle società anonime e del segreto bancario, nulla di nuovo sembra accadere.
Anzi l’Italia sembra non aver cambiato l’atteggiamento iniziale nei nostri confronti.
I vertici di Banca Centrale, del Tribunale, delle Forze di Polizia sono tutti Italiani da anni eppure, continuiamo a essere additati come il ricettacolo del peggio che ci possa essere anche a livello internazionale.
Evidentemente non se ne saranno accorti o stavano facendo dell’altro.
Eppure la volontà al cambiamento nel Paese è molto forte visto i passi fatti in avanti non solo in ambito normativo, ma anche e soprattutto a livello di presa di coscienza della collettività nel suo insieme.
Qualcosa però non sta funzionando se qualcuno propone, anche all’interno del nostro Paese, di mettere anacronistiche dogane e barriere fisiche in un mondo oramai completamente digitalizzato e andando contro una tradizione centenaria che ha visto i nostri confini sempre “aperti”.
Salvo che si voglia ghettizzare una piccola comunità, così da creare una Gaza d’Europa.
Sono anni questi, dove ci siamo piegati ma non spezzati alle volontà che provenivano dall’esterno, attuando una sorta di resistenza passiva di ghandiana memoria.
Ci stiamo logorando in attesa di un solo segnale di qualsiasi tipo dell’Italia, che testimoni l’antica amicizia che lega i due Paesi.
Ma non sembra accadere nulla, tutt’altro, niente di nuovo sul fronte occidentale.

Alberto Rino Chezzi


Nel riquadro: “CUORE INFRANTO” – 2003 – Ciaccaezetazetai – olio su denim – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 16 aprile 2012

Il cambiamento e la questione morale

Questa ritrosia alla trasparenza totale, all’interesse per il bene comune, al cambiamento anche nella leadership, pone una questione morale.








San Marino16 aprile 2012/1712 d.F.R.


La politica dorme comunque sonni tranquilli se, come sembra, è ancora alla ricerca di nuovi equilibri e formule forse possibili ma comunque vecchie ancore prima di nascere.

Non vuole riappropriarsi del ruolo guida dei destini di un Paese in questo momento allo sbando, confuso e con prospettive a dir poco per nulla rosee.

Non riesce a rinnovarsi nelle azioni, nei pensieri e nelle persone.

Non riesce soprattutto a prendere le distanze da un modo di intendere la politica intrecciato a personalismi, o meglio ancora a interessi personali.

A tutta una serie d’intrecci e relazioni pericolose con le lobby finanziarie e di potere.

Bloccando e fermando energie che andrebbero invece valorizzate nel rifondare il nostro sistema, oramai ridotto ai minimi termini da organismi internazionali e dalla vicina e Italia.

Forse gli unici questi che potevano indurre un cambiamento profondo in una Repubblica, quale la nostra, profondamente conservatrice.

Questa ritrosia alla trasparenza totale, all’interesse per il bene comune, al cambiamento anche nella leadership, pone una questione morale.

Questione morale soprattutto per chi ha gestito la “cosa pubblica” e che si trova in difficoltà a dover giustificare l’accumulo di ricchezze conseguite sfruttando appieno la propria capacità non solo imprenditoriale.

Questione morale per i forti legami tra politica e lobby economiche e di potere, con i relativi e inevitabili conflitti d’interessi.

Questione morale per non aver premiato il merito e le capacità nelle assunzioni nel pubblico impiego.

Questione morale che non tocca però solo la politica ma tutto il Paese nel suo insieme.

Il cambiamento del Paese non può prescindere dalla presa di coscienza che vi è una questione morale da risolvere e superare.

E’ profondamente ingiusto che i giovani, ma anche meno giovani, siano costretti a emigrare per trovare un lavoro, che sempre più famiglie chiedano di accedere a sostegni sociali.

Che non vi siano effettive pari opportunità nell’accesso al mondo del lavoro, soprattutto nel pubblico impiego.

Che siano defiscalizzati gli istituti bancari e che siano fiscalizzate tutte le altre categorie di reddito, soprattutto le imprese, quelle piccole, unica vera risorsa del Paese e strumento di democrazia economica.

Questo pone un’ulteriore questione morale.

No ai bacchettoni e giustizialisti compresi quelli dell’ultima ora, si a una presa di coscienza che prenda le distanze da un mondo vecchio e inadeguato, per dar modo al nuovo di emergere soprattutto nelle idee e nella gestione del bene comune.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “PARPAIA” – 2004 – Ciaccaezetazetai – olio su denim – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

lunedì 2 aprile 2012

Non avere timore

La politica sembra non volere assolutamente riprendere il primato che le è sempre spettato, superando le logiche puramente economiche, finanziarie e soprattutto di potere.

Non vuole prendere le distanze da chi è stato artefice e protagonista di quanto, è sotto gli occhi di tutti.


San Marino 2 aprile 2012/1712 d.F.R.


Non aver timore del cambiamento.

La politica insieme all’espressione della sua classe dirigente è veramente in un mare di guai.

Non riesce a rinnovarsi e a esprimere le scelte necessarie per rifondare dal profondo le regole del convivere di questa piccola comunità.

Molto probabilmente non è più in grado di salvare neanche se stessa .

Appiattita esclusivamente su logiche di mantenimento, gestione e spartizione del potere.

Con il solito balletto pre elettorale d’incontri, alla ricerca di formule che interessano solo loro stessi.

Niente di nuovo sotto il sole.

La politica sembra non volere assolutamente riprendere il primato che le è sempre spettato, superando le logiche puramente economiche, finanziarie e soprattutto di potere.

Non vuole prendere le distanze da chi è stato artefice e protagonista di quanto, è sotto gli occhi di tutti.

Il problema vero è quello istituzionale.

E’ necessario riportare la vita politica all’interno del Consiglio Grande e Generale.

E’ questo il nostro Arengo.

Non ne servono di nuovi.

E’ sufficiente per garantirne il suo rinnovamento e il democratico funzionamento limitare temporalmente anche il Consiglierato.

Una pausa di una legislatura.

E’ incomprensibile il fatto che le decisioni vere siano prese in ambito extraparlamentare.

In barba ai programmi elettorali e privando il Consiglio Grande e Generale di una parte importante di quello che deve essere un confronto pubblico, non solo tra maggioranza e opposizione ma anche all’interno della stessa maggioranza.

Non può essere che, lo stesso istituto della Reggenza, che rappresenta tutti indistintamente, sia espressione della sola maggioranza.

Il Congresso di Stato manca di un coordinamento vero, ove ogni Segreteria sembra avere i propri autonomi obiettivi.

Il più delle volte con pesanti sovrapposizioni di competenze fra Segreteria e Segreteria

E a scendere ci ritroviamo pieni di sovrastrutture con una Pubblica Amministrazione che, è oramai evidente a tutti , deve essere perlomeno resa più efficiente e sicuramente snellita.

Problema anche questo istituzionale.

Chiaramente non è colpa dei pubblici dipendenti, che vivono questa fase critica del Paese con grande apprensione per il proprio futuro.

Tanti sono i fedeli servitori dello Stato che in silenzio non solo fanno il proprio dovere, ma si assumono carichi e responsabilità che non sono neanche i propri.

Dando al meglio il loro contributo

Si possono però individuare strumenti condivisi che vadano in questa direzione, senza smantellare lo Stato Sociale, vera e grande conquista del mondo civilizzato.

Per fa questo però la politica deve tornare a far politica e non altro.

Senza timore del cambiamento.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “THE SOLITUDE” – 1999 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 150 x 100 – courtesy EC Foundation