domenica 10 aprile 2011

La necessità di consapevolezza

Il castello di carta costruito negli ultimi vent’anni si è dissolto velocemente come neve al sole.

Normalizzare i rapporti con il nostro vicino servirà a poco, se non si attua una rivoluzione nel sistema.




San Marino 11 aprile 2011/1710 d.F.R.


Il Paese sembra assopito.

Rassegnato all’ineluttabile pensando che la soluzione qualcuno, alla fine, la troverà.

Manca la consapevolezza da parte della maggioranza dei cittadini della drammaticità che sta assumendo la crisi economica, finanziaria e sociale del nostro sistema.

Il punto di non ritorno è stato oramai superato, anche se c’è chi pensa che, passata la burrasca tutto possa tornare come prima.

Il castello di carta costruito negli ultimi vent’anni si è dissolto velocemente come neve al sole.

Normalizzare i rapporti con il nostro vicino servirà a poco, se non si attua una rivoluzione nel sistema.

Le vicende politiche degli ultimi tempi, la politica dei piccoli passi verso convergenze su pochissimi punti cardine del sistema, non saranno sufficienti se non raggiunte in tempi brevissimi.

E’ un problema di coraggio.

Nelle scelte da fare e nel rendere la cittadinanza consapevole delle rinunce e dei sacrifici che la attendono.

E’ una rivoluzione di sistema ma anche culturale e di costume quella da attuare.

Le coscienze devono essere risvegliate.

E’ necessario immaginarsi un Paese diverso, che riscopra il valore della propria tradizione e dei propri valori.

Una Repubblica con la erre maiuscola.

Un Paese ove l’interesse principale deve essere quello della collettività e non di pochi.

Una vera democrazia politica ed economica.

Uno stato che promuova effettivamente la libertà di esprimersi ai suoi cittadini in tutti gli ambiti della vita sociale ed economica.

Uno Stato “leggero” che fornisca però i servizi essenziali di cui la collettività necessita.

Un sistema che si apra al suo interno ma anche e soprattutto all’esterno.

La politica ha le proprie responsabilità ma anche il dovere di trovare la sintesi e il bandolo della matassa.

Serve un discorso chiaro al Paese per renderlo consapevole di quello che lo attende.

Nel bene e nel male.

Senza voler salvare capra e cavoli.

Si è perso oramai troppo tempo.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “TE-ME” – 2000 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation

1 commento:

  1. Lunedì 11/04/2011

    ho letto il tuo articolo e ritengo doveroso esprimere il mio pensiero.
    Non è il paese assopito o addormentato!
    Siamo noi che avendo delegato altri a gestire in nome e per conto nostro le "faccende" di stato ci siamo allontanati da certi problemi confidando erroneamente che POLITICI - politicanti - & Co. si occupassero veramente del loro incarico e del loro ruolo e non lo usassero come lo hanno "usato".
    Dopo il temporale torna il sereno!
    E' vero ma cosa fa la natura?
    Si scatena, distrugge, cancella, porta sensibili cambiamenti.
    Noi dovremmo essere come la natura e i corsi e ricorsi della Storia ne sono pieni.
    E' veramente il momente di dire basta e chi viene nominato per svolgere un ruolo nell'ambito della gestione pubblica o sociale non dovrà più beneficiare di nessuna attenuante e/o privilegio e di nessuna immunità di cui ne siano privati altri.
    Solo imponendoci e limitando le azioni "irresponsabili" di chi ritiene - data la nomina e il ruolo - possiamo sperare di migliorare e sotto una unica bandiera, quella del nostro Stato e non di pseudo partiti politici, che curano ben altri interessi.

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