domenica 10 giugno 2012

Bankor: one nation, one bank


Quello che mi permetto di aggiungere al pensiero dell’amico Bankor è che un'unica Banca di Stato potrebbe essere partecipata anche dai singoli cittadini, divenendo così un esempio di grande democrazia economico finanziaria



San Marino 11 giugno 2012/1711 d.F.R.

Un’unica banca di Stato.
Un’idea affascinante, quella proposta da Bankor, e che inizialmente mi aveva lasciato sconcertato ma che sedimentatasi pian piano mi ha quasi convinto.
I presupposti del ragionamento da cui parte Bankor sono essenzialmente tre.
Il primo è che lo Stato deve intervenire sempre più di frequente per salvare questa o quella banca, direttamente con apporti di capitale o indirettamente con agevolazioni fiscali o come garante di Banca Centrale prestatore di ultima istanza.
Il secondo è che non abbiamo le competenze tecniche per gestire una qualche realtà che superi la filiale di una qualsiasi banca italiana di Rimini centro. Inoltre il nostro sistema bancario e finanziario è cresciuto all’ombra degli interessi dei soliti noti ed è ricolmo di parti tra loro correlate e in pieno conflitto d’interessi. Non è possibile ripulirli, fintanto che gli istituti rimangono nelle stesse mani private che li hanno sempre posseduti.
Il terzo e ultimo presupposto è che la nostra immagine in ambito finanziario internazionale è orami talmente compromessa che possiamo tranquillamente smettere di pensare a una piazza finanziaria per i prossimi vent’anni.
Quali vantaggi potrebbe portare un’unica Banca di Stato.
Anche in questo caso i vantaggi potrebbero essere sostanzialmente tre.
Il primo è che una Banca di Stato potrebbe dare tutta una serie di garanzie, soprattutto alle istituzioni estere, anche in materia trasparenza, di lotta al riciclaggio e di lotta alle organizzazioni malavitose che hanno piantato le loro radici nel nostro piccolo e a questo punto indifeso Paese. Potrebbe essere un’operazione di recupero d’immagine così come fatta all’epoca con il Consorzio dei vini, con un marchio registrato e tutelato dal nostro Stato. L’attività di vigilanza sarebbe fatta direttamente dalla stessa su tutte le operazioni e transazioni effettuate in territorio sammarinese.
Il secondo è che una Banca di Stato potrebbe meglio gestire le risorse sia in termini di liquidità a favore del sistema e garantire maggiormente i risparmiatori, soprattutto quelli sammarinesi che hanno avuto il coraggio di lasciare i lori risparmi all’interno del nostro territorio.
Il terzo infine è che una Banca di Stato potrebbe avvalersi di alte competenze anche esterne, che esulino da una mera e semplice spartizione di cariche e di lobby di potere, dando anche una serie di opportunità finanziarie legate al nostro territorio agli investitori esteri che in questo momento non hanno.
Quello che mi permetto di aggiungere al pensiero dell’amico Bankor è che un'unica Banca di Stato potrebbe essere partecipata anche dai singoli cittadini, divenendo così un esempio di grande democrazia economico finanziaria .
La stessa banca potrebbe anche emettere per conto dello Stato una moneta sammarinese, creando così la base monetaria indispensabile per compiere tutti gli investimenti in infrastrutture per far uscire il Paese dalla crisi e divenire così potente motore di sviluppo per tutta la realtà economica del Paese.
Utopia?
Non proprio, tenuto conto anche delle ultime teorie in materia monetaria, oramai accreditate anche a livello internazionale quali ad esempio quella della Teoria Monetaria Moderna dell’economista Warren Mosler.
Probabilmente vale la pena di rifletterci sopra.

Alberto Rino Chezzi


Nel riquadro: “IL SE’ MIGLIORE” – 2004 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 300 x 250 – courtesy of Ec Foundation

Nessun commento:

Posta un commento