lunedì 5 marzo 2012

La differenza fa la differenza

Quello che sino a oggi abbiamo proposto sono le scorciatoie, per mantenere inalterato una qualità di vita che, di fatto, non possiamo più permetterci e che in molti casi, aveva tutte le caratteristiche fuorché quelle di qualità.


San Marino 5 marzo 2012/1711 d.F.R.


Il Fondo Monetario ha appena rilasciato il suo rapporto sul nostro stato di salute e su cosa dovremmo fare per rimetterci in sesto.

L’ennesima valutazione e l’ennesimo giudizio cui il Paese deve sottostare.

Autonomie sempre più ridotte e uno specchio, per la nostra classe dirigente e politica sempre più sconfortante.

Suggerimenti standardizzati, rilasciati senza tener conto della nostra piccola realtà, oramai in balia delle “regole” di un mondo globalizzato.

Non siamo più in grado di marcare, evidenziare e riaffermare le nostre differenze rispetto a quelle del mondo.

Differenze che a volte possono sembrare incongruenti ma che sono comunque quelle che hanno permesso sino a oggi la salvaguardia delle autonomie e della sovranità difesa nei secoli con determinazione, costanza e fermezza.

Siamo Repubblica, quindi entità profondamente laica ma affidata come “giurisdizione” a quella di un Santo.

Il Santo Marino.

Non abbiamo un Capo di Stato ma due Capitani Reggenti, con diritto di veto incrociato, che durano in carica sei mesi e per tre anni non sono rieleggibili. Durante il mandato questi Presiedono il Governo, il Parlamento, la Magistratura e le Milizie. Mirabile esempio di democrazia.

Il diritto comune e gli Statuti disciplinano ancora rispettivamente la nostra vita privata e quella pubblica. Mirabile sintesi del diritto codificato con quello comune, oggetto di studio con meraviglia in tutto il mondo.

Abbiamo dei confini, immutati nei secoli ma sempre e comunque aperti, in segno della grande ospitalità e accoglienza che ci ha contraddistinto in passato e che è profondamente radicata nel nostro animo.

Comunità con un senso profondo del lavoro e con un’importante tradizione di emigrazione in tutto il mondo.

Potremmo scrivere pagine intere sull’”unicum” che ci contraddistingue.

Non possiamo pretendere che dall’esterno conoscano le nostre “peculiarità” se non siamo noi a riaffermarle, soprattutto nei comportamenti e nell’approccio alla soluzione dei problemi.

I problemi sembra non vengano mai a caso. Molte volte sono un’opportunità, una benedizione. Ti permettono di crescere e di migliorare.

Eppure sembra che tutti noi abbiamo gli occhi ma non sappiamo vedere.

Abbiamo orecchie ma non sappiamo ascoltare.

Siamo inchiodati da tre anni sul nulla senza una visione chiara di quello che potrà essere il nostro futuro.

Sembra non vogliamo vedere un territorio devastato, eppure siamo pronti al nostro nuovo piano regolatore che più che regolatore sarà sicuramente “regalatore” a favore dei soliti amici degli amici noti e della speculazione.

Sembra non vogliamo vedere che il nostro sistema bancario e finanziario è cresciuto grazie a castelli di sabbia, relegato e regalato ai soliti amici degli amici noti.

Il Fondo Monetario chiede di aumentare le tasse ai cittadini evidenziando che paghiamo un terzo rispetto al resto dell’Europa, ma dimenticandosi delle agevolazioni concesse al sistema finanziario e bancario, oramai completamente “sammarinesizzato”.

Ci ha chiesto inoltre di ridurre drasticamente quel mostro creato dalla politica che si chiama Pubblica Amministrazione.

In questi tre anni non siamo riusciti a pensare a un Paese diverso e a una vita diversa, avvitandoci in sterili polemiche volte solo ad addormentare e tranquillizzare le nostre coscienze.

Eppure sembra che tutti noi abbiamo gli occhi ma non sappiamo vedere.

Abbiamo orecchie ma non sappiamo ascoltare.

Quello che sino a oggi abbiamo proposto sono le scorciatoie, per mantenere inalterato una qualità di vita che, di fatto, non possiamo più permetterci e che in molti casi, aveva tutte le caratteristiche fuorché quelle di qualità.

Una rapida carrellata di queste. Il Casinò - con le logiche e inevitabili appendici legate alla malavita organizzata. Nuove costruzioni destinate a un mercato e a una speculazione che non ha più ragione di essere. Privatizzazioni che impoveriranno, se fatte male, la struttura del welfare nel Paese senza dare nulla di nuovo e importante allo stesso.

Non abbiamo avuto la capacità sino ad ora di capire per primi che la differenza fa la differenza. Non solo nel modo di pensare ma anche quello di agire.

Le agevolazioni fiscali nel settore finanziario e bancario sarebbe stato meglio darle a gruppi bancari esteri, a fronte d’investimenti rivolti all’interno del Paese, al deposito importante in un Fondo di Riserva e a garanzia d’investimenti in occupazione.

Nel settore immobiliare sarebbe stato meglio prevedere una normativa volta a facilitare il rifinanziamento dei tanti piccoli operatori finanziari che non hanno più una forza in tal senso. Promuovere una politica forte di ristrutturazione dell’esistente e di grande incentivazione e tutela del verde.

Nella PA allargata sarebbe stato meglio promuovere un’esternalizzazione veloce, dei servizi non essenziali, agli stessi lavoratori coinvolgendo gli stessi Promuovendo una forte cooperazione con il lavoro autonomo e la piccola imprenditoria. Rendendo interamente i benefici, dovuti a una fuoriuscita dalla PA agli stessi lavoratori. E non ai soliti amici degli amici noti.

Sull’imposizione fiscale sarà indispensabile istituire un meccanismo di esenzioni importanti agli imprenditori, di qualunque razza colore e cittadinanza, con un meccanismo legato agli investimenti fatti nel territorio, sia in termini d’immobili, sia di macchinari, sia di rispetto dell’ambiente, sia del rispetto dei lavoratori e soprattutto nel rispetto delle leggi dello Stato che li ospita. Dovrebbe essere quasi un obbligo morale per i nostri imprenditori e quelli che utilizzano il sistema, la promozione di un’economia a favore del tessuto sociale locale e la promozione di un’attività imprenditoriale che non leda la dignità e l’onorabilità di uno Stato.

Purtroppo non abbiamo ancora la consapevolezza che è la differenza che fa la differenza.

E questo ha fatto comodo, almeno durante il “ventennio” a parecchi.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “TU-TUM” – 2002 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 150 – courtesy of Ec Foundation

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