lunedì 12 settembre 2011

1.711, l’anno che verrà

Molti cittadini incominciano, però, a credere che un cambiamento, anche nelle coscienze della politica, le più intelligenti almeno, avvenga e possa avvenire.

Un ritorno alle basi fondanti della nostra collettività, che non possono che essere repubblicane.



San Marino 12 settembre 2011/1711 d.F.R.


Siamo appena entrati nel 1.711° anno di vita dalla Fondazione della Repubblica e incredibilmente ci ritroviamo ancora vivi.

Con le ossa rotte ma ancora vivi.

Sono passati alla data del 3 settembre 2011/1710 d.F.R., “compleanno della nostra Repubblica” esattamente 1.337 giorni.

Poco più di tre anni e mezzo.

Eppure sembra solo ieri - 5 gennaio 2008/1707 d.F.R. - che, con l’operazione “Re Nero”, è iniziata l’operazione “ridimensionamento” della nostra già piccola Repubblica.

In questi 1.337 giorni, sono accaduti tanti eventi, impensabili solo qualche mese prima.

Il più colpito è stato il sistema bancario e finanziario, cuore del nostro sistema.

I vertici di tre banche sammarinesi arrestati, due banche commissariate.

Circa la metà delle finanziarie chiuse.

La raccolta delle nostre banche si è quasi dimezzata in questi tre anni, passando dai 14,4 MLD di euro del giugno 2008 ai 7,9 MLD di euro del giugno di quest’anno.

Banca centrale ha vissuto un discusso cambio dei vertici.

Anche il territorio limitrofo, con il quale da sempre si sono create sinergie di sviluppo, in particolar modo Rimini, ha pagato pesantemente l’attacco al sistema San Marino con il commissariamento di banche importanti a supporto del sistema locale.

La vicenda Delta ha sottratto ricchezza e distrutto posti lavoro, umiliando e mortificando non solo i protagonisti di una grande avventura industriale ma anche tutto un popolo.

La politica e le istituzioni non sono state in grado di difendere il buono che c’era nel sistema e che, nonostante checché se ne dica, era tanto.

Sia nei confronti degli attacchi esterni che di quelli interni.

Ci siamo risvegliati anche con infiltrazioni nel sistema della malavita organizzata, segno che i meccanismi di controllo, quelli importanti, non hanno funzionato.

Ci siamo indignati di fronte all’attacco alla nostra sovranità, senza renderci conto che in materia monetaria e valutaria non l’abbiamo mai avuta.

Sono venuti a meno tutti i capisaldi che hanno retto il nostro sistema negli ultimi trent’anni.

Dalle società anonime al segreto bancario.

Dallo scambio d’informazioni in automatico alle pianificazioni fiscali “al limite della legalità”.

Si è introdotto infine una normativa antiriciclaggio ben più stringente rispetto ai paesi così detti virtuosi, quelli appartenenti alle “white list” tanto per intenderci.

Siamo quindi profondamente cambiati.

Anche nelle coscienze.

Purtroppo questo è stato un cambiamento “indotto”.

Indotto dall’esterno e non scelto per precisa volontà.

Questo perché la nostra è una democrazia malata, ostaggio della politica che spesso ha logiche divergenti rispetto a quelle della collettività intera.

Risponde a esigenze e aspettative di parte, della così detta “maggioranza”, indipendentemente da chi governa.

Lo testimonia il fatto abbiamo tanti grandi politici, che sapranno sicuramente come muoversi nei complicati meandri della vita politica ma nessun statista o uomo dello stato, al servizio cioè della collettività.

Nell’ultima legislatura abbiamo assistito a numerose scissioni, riaggregazioni, fusioni, costituenti e nascita di nuovi movimenti.

Il tutto con il solo fine di spolpare un osso che di polpa non ne ha più.

Molti cittadini incominciano, però, a credere che un cambiamento, anche nelle coscienze della politica, le più intelligenti almeno, avvenga e possa avvenire.

Un ritorno alle basi fondanti della nostra collettività, che non possono che essere repubblicane.

Un ritorno cioè al valore della politica intesa come “servizio” alla collettività, a una gestione della cosa pubblica “res publica” nell’interesse comune.

Con la promozione e difesa ad oltranza dei principi base di ogni tutte le grandi repubbliche: libertà, uguaglianza e fratellanza.

E’ questo l’augurio che si può fare al nostro Paese per l’anno che verrà.


Alberto Rino Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “TE-ME” – 2000 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 100 – courtesy of Ec Foundation


1 commento:

  1. Lunedì 12 Settembre 2011/1711

    L'anno che verrà è il titolo che hai assegnato al tuo articolo settimanale: un incitamento ai principi di base di tutte le Repubbliche, libertà, uguaglianza e fratellanza.
    Se non ricordo male sono anche i principi che hanno fatto da leva nella Rvoluzione Francese.
    Allora c'è stato veramemnte il coraggio di tutti ad affronatare - nell'unico modo possibile - una Classe Politico/governativa con i "GIUSTI MEZZI" e ottenere il cambiamento.
    I Politici & Co, in questi anni nulla hanno fatto per lo Stato se non lottare per il loro potere personale e la loro sfrontatezza nel gestire l'economia dello stesso ( non diciamo come!).
    Non hanno fatto nulla per salvare Banche, Finanziarie, Fiduciarie, Aziende ed operatori economici, nulla a salvaguardia della Sovranità dello Stato che avrebbero dovuto difendere con ogni mezzo soprattutto dalla confinante Italia che non è certo emblema di trasparenza e moralità ( basta aprire un qualsiasi quotidiano ).
    Hanno concesso inoltre che un Ministro dell'Economia ( che tanto veniva osannato - ora assai meno )distruggesse il mondo finanziario sammarinese.Domanda: quali reconditi interessi hanno o Hanno avuto nella "faccenda"?
    Se un cambiamento dovrà esserci non affidiamolo ai Politicanti, Sindacalisti e Compagni, nel giro di poco tempo ci troveremmo in situazioni ancora peggiori.
    Solo un governo APOLITICO, fatto di veri professionisti potrà risanare il Paese, diversamente è meglio non farsi illusioni.
    Auguri San Marino per questo 1711.
    Luigi

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