domenica 18 luglio 2010

Il conto da pagare

La questione centrale è invece la Pubblica Amministrazione: un carrozzone che non possiamo più permetterci.




San Marino 19 luglio 2010/1709 d.F.R.



La crisi che attanaglia il Paese non ha ancora prodotto completamente i propri nefasti effetti che già c’è chi mette le mani avanti:. nessuno vuole il conto da pagare.

In prima fila le organizzazioni sindacali, quelle storiche raggruppate nella CSU, che già paventano inesistenti scontri sociali in puro stile anni cinquanta dimenticandosi che il mondo è profondamente cambiato.

Le manifestazioni sul Pianello, con intendimenti più politici che sindacali, non daranno i risultati sperati.

Così come la gente è stufa del modo di fare della vecchia politica, lo è anche di quello di un sindacato che difende privilegi e sprechi.

Anche il sindacato dovrà ripensare il proprio ruolo.

Come sbandierato dai sindacati non esiste una “questione fiscale”, almeno tra lavoratori dipendenti ed autonomi.

La pressione fiscale sul reddito è comunque equa.

Vanno invece ripensate esenzioni, abbattimenti d’imposta e soprattutto la tassazione sui patrimoni e sulle plusvalenze speculative.

Affinché nessuno si sottragga al proprio dovere di concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva.

La questione centrale è invece la Pubblica Amministrazione: un carrozzone che non possiamo più permetterci.

Sembra che la riforma sia oramai vicina.

La PA và razionalizzata e snellita, con i necessari accorpamenti e mobilità interna, rincominciando a parlare di concorsi pubblici per evitare le chiamate politico-clientelari e garantire il meglio per i cittadini.

Ridurre e responsabilizzare le dirigenze accorpando uffici e smontando tutte le sovrastrutture che sono di fatto inutili e fonte di piccoli orti di potere, diligentemente coltivati dagli interessati.

Privatizzare alcuni servizi favorendo l’uscita di risorse umane dalla PA ed offrendo nel contempo opportunità di lavoro a coloro che nel privato sono in mobilità coinvolgendo in prima persona i lavoratori stessi.

Non vi sono alternative.


Alberto Chezzi


www.smdazibao.blogspot.com


Nel riquadro: “TU-TUM” – 2002 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 100 x 150 – courtesy EC Foundation

1 commento:

  1. ho letto con particolare attenzione il tuo articolo.
    Non posso che condividere il rammarico che provi verso quelle Istituzioni politiche e sindacali che avrebbero dovuto - dato il loro ruolo primario - operare nell'interesse della Stato e dei Cittadini Sammarinesi che hanno dato con il voto il loro assenso ad essere governati nel migliore dei modi.
    In questi casi, come ho scritto nel precedente commento, non si può cadere nel " buonismo ", necessita qualcosa di forte, che scuota l'opinione pubblica.
    I Sammarinesi dovrebbere presentarsi al palazzo del Governo e procalmare la destituzione immediata della attuale classe politica dirigente, creando un governo provvisorio costituito da persone " non politicizzate ". Nelle aziende private l'Imprenditore non deve essere iscritto ad un partito ( destra - sinistra - centro ) per gestire la sua azienda, ma ha il dovere verso se stesso, la sua famiglia e i suoi collaboratori di farlo secondo il criterio del " bonus pater familie ".
    Inoltre sarebbe opportuno prevenire un certo onnipotente ministro italiano - ( Deus finanziario )- asserendo che San Marino è in grado di rinunciare, quale Stato sovrano all'Euro, collegandosi con la Cina e le sue Banche e visto che quel " signore " vuole la trasparenza e la " verità " pubblicare tutti i nomi e relativi conti dei politici italiani da dieci anni a questa parte. Forse questo farebbe calmare certi animi e frenerebbe la cattiveria personale.

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