mercoledì 8 agosto 2012

RepubliKan chic


E’ vero che la politica è l’espressione del Paese, degli elettori, e che nel Paese vi sono ancora resistenze al cambiamento, ma è pur sempre vero che è la politica che deve dare l’indirizzo ed essere il motore del cambiamento.

San Marino 8 agosto 2012/1711 d.F.R.

La crisi politica in atto e le prossime elezioni che si terranno il prossimo novembre, hanno, di fatto, aperto la problematica legata al rinnovamento.
Saprà il Paese tutto cogliere questa grande occasione per ripartire con nuove progettualità e nuovi intenti unitari e solidaristici dopo anni di sofferenza non solo economico finanziaria ma anche sociale?
Normalmente un cambiamento anche di tipo sociale richiede almeno sempre due generazioni.
Negli ultimi quattro anni siamo tutti cambiati nel profondo, ma ancora non a sufficienza.
Vi è da fare uno sforzo maggiore, soprattutto nella coscienza collettiva.
La politica avrà il suo bel da fare per tarare le liste elettorali tenendo conto di quanto si va evidenziando dall’antipolitica sulle “prime file”.
Anche quanto emergerà o non emergerà dalla Commissione d’inchiesta antimafia avrà sicuramente il suo peso.
La fibrillazione politica è già alta non solo per la nascita di nuovi movimenti e partiti che naturalmente cavalcano il facile sentimento dell’antipolitica, preludio di una campagna elettorale “cattiva”, ma anche e soprattutto perché si andrà a discutere anche sui temi, sulle proposte che non potranno che essere differenti.
La politica ha la sua più grande possibilità di riscatto e l’opportunità di riprendere il primato rispetto alle dinamiche imposte dalla crisi economico finanziaria e dalla coercizione imposta dall’esterno con la normalizzazione di un sistema che aveva oramai ecceduto i limiti anche del buonsenso.
E’ vero che la politica è l’espressione del Paese, degli elettori, e che nel Paese vi sono ancora resistenze al cambiamento, ma è pur sempre vero che è la politica che deve dare l’indirizzo ed essere il motore del cambiamento.
E se proprio fossimo fortunati, potremmo anche veder emergere nuove figure, magari un po’ Republikan chic, alla Domenico Maria Belzoppi, tanto per intenderci.
Uomo della patria questo che pur “con un buon corredo di idee e di cognizioni moderne fu valoroso difensore degli orfani, degli incapaci, degli umili, degli oppressi,  prestandosi nondimeno a dare asilo in Repubblica ai vinti dalla forza e dalla fortuna, ai perseguitati dalla malvagità e dalla sventura.
Capitano Reggente per cinque volte e uomo di governo in tempi tristi e fortunosi, seppe superare ogni difficoltà con decoro e vantaggio della Repubblica, dimostrando così che un popolo diventa prospero e felice solo quando è sorretto da leggi e da istituzioni conforme alle norme della ragione e dei tempi.
Con Domenico Maria Belzoppi il nostro Governo diede -il singolare esempio che con le massime dell’Umanità e della prudenza si poteva far rispettare la sventura, senza che gli Stati vicini se ne offendessero.
Nel 1853, anno funesto per lotte civili e per atroci misfatti, chi tenne fermo perché la Repubblica non andasse in rovina fu appunto Domenico Maria Belzoppi, il quale, con sani e virtuosi propositi e con azioni. generose e magnanime, senza far uso né di ostentazioni né di spavalderie ma della sola forza morale, seppe in mezzo alle fiere tempeste condurre la nave a buon porto.”
Un Republikan chic di un’attualità incredibile.
Ce ne fossero.
Alberto Rino Chezzi


Nel riquadro: “VISTAGIARDINO” – 1998 – Ciaccaezetazetai – olio su tela – cm 50 x 60 – courtesy EC Foundation

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