lunedì 25 luglio 2011

Sulla lungimiranza

Purtroppo se siamo in queste a condizione, è perché non vi è stata lungimiranza.

In particolar modo da parte della politica, che si deve assumere la responsabilità anche oggettiva di quanto, ci sta accadendo.



San Marino 25 luglio 2011/1710 d.F.R.

Sono tre anni che siamo barricati entro i nostri angusti confini.

Assediati.

Tutt’intorno al confine è stato eretto un muro invisibile: fatto di dichiarazioni, accertamenti, attacchi mediatici, intimidazioni, arresti.

Soprattutto black list.

Messa in serio dubbio la nostra sovranità e riproposta nello stesso tempo l’amicizia protettrice.

Come a Gaza, con tutte le “utility” che provengono dall’estero.

Se altri volessero, potrebbero chiuderci i rubinetti dell’acqua, oppure lasciarci senza energia elettrica.

Se volessero, potrebbero lasciarci crogiolare nella nostra immondizia, esattamente come a Napoli.

Insomma potremmo essere i nuovi palestinesi di un’Europa che guarda alla sola grandezza territoriale ed economica perdendo invece di vista la propria grandezza dell’anima e della politica.

Anima che sembra non avere più se mai l’ha avuta.

Direttive, regolamenti, organismi, burocrazia e moneta unica.

Ecco in cosa si è trasformata l’Unione Europea.

Pur ritrovandoci in una situazione così difficile, abbiamo tempi lunghi per modificare leggi e adeguare per tempo la struttura interna di sistema agli standards minimi internazionali.

Purtroppo se siamo in queste a condizione, è perché non vi è stata lungimiranza.

In particolar modo da parte della politica, che si deve assumere la responsabilità anche oggettiva di quanto, ci sta accadendo.

Non vi è stata lungimiranza quando si è deciso che San Marino doveva diventare una piazza finanziaria internazionale pur non avendone né il know how né la struttura giuridico economica per farlo.

Non vi è stata soprattutto quando si è deciso di liberalizzare il settore bancario e finanziario concedendo complessivamente oltre settanta nuove licenze.

E’ mancata la lungimiranza nell’ambito dei servizi essenziali – energia elettrica e acqua – affidandosi completamente all’esterno con costi importanti a carico degli utenti.

Non vi è stata lungimiranza nella gestione del territorio – guardarsi intorno per credere – nella gestione dei rifiuti, nella gestione della pubblica amministrazione, nello sviluppo delle telecomunicazioni, ecc. ecc.

Sembra di vivere in un Paese delle occasioni perse più che in un Paese delle grandi opportunità.

Il Consiglio Grande e Generale sembra trasformarsi sempre più in una torre d’avorio, scollegato dalle esigenze reali del Paese che non sono solo quelle di tipo economico o finanziario.

Proviamo a metterci tutti un bel paio di occhiali per provare a vedere un po’ più lontano: dal particolare a quello generale, è quello l’interesse da tutelare e promuovere.

Alberto Rino Chezzi

www.smdazibao.blogspot.com

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